I re di Positano erano due: Franco Zeffirelli e Rudolf Nurejev. Da un lato il ballerino e coreografo - "il cigno", come lo chiamavano in molti, la stella nata sulla Ferrovia Transiberiana a Irkutsk, in Siberia, mentre sua madre si recava a Vladivostok, dove era di stanza il padre, commissario dell’Armata Rossa – dall’altro il regista, sceneggiatore, scenografo nonché politico (per Forza Italia negli anni d’oro berlusconiani) fiorentino. Il bel ragazzo dai capelli lisci e scuri come gli occhi – un uomo dal carattere impetuoso e poco incline alle regole - e il suo "avversario" dai capelli biondi e gli occhi di ghiaccio, sempre elegante e mai fuori le righe, se non quando veniva provocato. Due belli, due ricchi e famosi con le loro vite invidiate dai più, che quando arrivavano in paese erano sempre circondati da un codazzo di persone: super star hollywoodiane o di Cinecittà, teste coronate, soubrette e tanti, tantissimi ragazzi bellissimi e fisicati, quasi sempre loro amanti che duravano come la fioritura di una mimosa in primavera, in alcuni casi anche meno. Se uno si era ritirato nell’isola di fronte Positano, a Li Galli, l’altro si era fatto costruire una villa immensa poco distante dal centro del paesino, Villa Tre Ville, affacciata sulla baia di Arienzo e con una vista che dava proprio sull’isola del suo rivale. Nurejev preferiva la compagnia di Aristotele Onassis e Jacqueline Kennedy, Zeffirelli preferiva invece Maria Callas e Pasolini, oltre a tutta una serie di attori, ballerini, coreografi e maestri d’Opera che con lui avevano lavorato o che, semplicemente, lo stimavano come amico e come persona. Nel corso della loro vita e di quelle estati – per molti indimenticabili– ci fu un tempo in cui si frequentarono anche, poi più nulla. Solo odio e dispetti reciproci, dichiarazioni sempre bellicose ai giornali, persino botte da orbi. In molti ricordano ancora oggi una cena a casa di Zeffirelli - 320 mila metri quadrati con diciannove suite e un eliporto - per il Premio Positano. Tra gli altri, c’erano anche Gregory Peck e Rossella Falck. Il vociare, il rumore dei bicchieri e delle posate sui piatti fu interrotto da una conversazione ad alta voce tra i due che si trasformò subito in lite, passando al contatto fisico. Zeffirelli finì a terra, steso dai pugni e non solo di Nurejev, allontanato subito dalla villa in cui non rimise più piede. Da qui l’inimicizia continuata fino alla morte (per Aids) del ballerino e mai più ricucita. I ristoratori e gli altri esercenti sulla spiaggia principale avvisavano rispettivamente l’entourage dell’uno o dell’altro per non farli incontrare in piazzetta, per evitare altre risse, altri colpi di mano e schiamazzi decisamente non in sintonia con il luogo. Nurejev e Zeffirelli erano come due tifosi avversari, un po’ come un laziale e un romanista, ma con nessuna voglia di giocare regolarmente nessun derby, perché ognuno di loro diceva sin dall’inizio di un possibile match di avere già vinto a prescindere. Dopo Nurejev, anche Zeffirelli diede il suo addio a Positano. Nel 2011 venne condannato per abuso d’ufficio per aver preso la scogliera sotto la sua celebre "Villa Tre Ville" nella vicina baia, solo che era nel demanio. Lui, di fatto, l’aveva comprata e ne usufruiva attraverso una società, l’Ipa immobiliare, trascorrendo lì le sue vacanze e aprendo la villa alle star, ma – purtroppo – come molti dei suoi film, da Il Campione a Romeo e Giulietta, il processo che lo coinvolse non ebbe appunto un lieto fine. Quella villa fu poi venduta ad una famiglia di imprenditori turistici di Sorrento, i Russo che l’hanno poi trasformata in un resort extra lusso. Poi fu acquistata da americani e oggi da spagnoli. In ogni caso è lì, che fissa da lontano il paese dalla forma piramidale e con le casine con le facciate color acquerello, ma quell’allure, quel mondo, che c’era, non c’è più. Figuriamoci oggi che Zeffirelli è morto. Ne soffrì molto e il suo addio a Positano e a un’epoca di lustri, divertimento e spensieratezza, fu un doloroso. In molti pensavano che avrebbe voluto riposare per sempre nello splendido cimitero sulla parte più alta di Monte Pertuso, ma in realtà lui ha preferito quello di San Miniato, nella "sua " Firenze. Chissà dove si troveranno adesso entrambi: chi ci crede li immagina incontrarsi di nuovo, stavolta però senza violenza, ma solo con sorrisi...E con loro, da oggi ci sará anche Carla, la mpiú grande, la piú brava etoile italiana di tutti i tempi...