di Caterina Galloni

La Cina potrebbe scatenare un’altra pandemia, anche peggiore del Covid, a meno che non tragga insegnamento da quanto accaduto con il coronavirus le cui origini rimangono peraltro ancora sconosciute.

L’allarme è lanciato da esperti e attivisti internazionali, al Sun hanno spiegato che in Cina un mix tra la continua proliferazione di mercati umidi, le ricerche di laboratorio potenzialmente rischiose e una mancanza di trasparenza potrebbero causare un’altra pandemia.

Mentre il mondo sta ancora cercando di riprendersi, il virus continua a imperversare: finora sono morte più di 3,3 milioni di persone e si registrano 700.000 casi al giorno. Sul Partito Comunista cinese aumentano le pressioni affinché tragga un insegnamento dalla pandemia ma Pechino continua nel tentativo di scaricare la colpa.

Secondo l’intelligence americana, ed è notizia recente, quando il virus ha fatto la sua comparsa per la prima volta, tre scienziati di un laboratorio di Wuhan sono stati ricoverati in ospedale. Nel frattempo, un gruppo indipendente ha stabilito che la devastante diffusione del virus era “prevenibile” e la Cina è stata eccessivamente lenta nel rivelare i dati sulla nuova malattia.

Studi cinesi hanno tentato di affermare che il virus è iniziato altrove, i diplomatici di Pechino hanno insistito su teorie del complotto, ad esempio che il virus provenisse da un laboratorio di armi biologiche degli Stati Uniti. Grey Sergeant, dell’Asia Studies Center presso la Henry Jackson Society, ha dichiarato a The Sun: “Quando si tratta di Covid, il Partito Comunista Cinese non è interessato a comportarsi onestamente. Il regime ha imprigionato Zhang Zhan, un giornalista che si è recato a Wuhan alla ricerca della verità e ha punito economicamente l’Australia perché il governo ha osato chiedere un’indagine indipendente sulle origini del virus. È preoccupante che Pechino sembri privilegiare la protezione della propria reputazione anziché la trasparenza e la responsabilità”.

Il biochimico Milton Leitenberg, ricercatore senior presso il Center for International and Security Studies del Maryland, University of Maryland, teme che la Cina possa scatenare un’altra pandemia e “con il mondo riguardo al coronavirus, sicuramente non è stata onesta”.

Gli scienziati ritengono che la pandemia possa essere iniziata con la fuoriuscita accidentale dal bio-laboratorio di Wuhan e temono che un altro virus possa sfuggire da un laboratorio cinese. In una lettera alla rivista Science, David Relman, docente di microbiologia a Stanford, ha scritto: “Le teorie della fuoriuscita accidentale da un laboratorio e dello spillover zoonotico rimangono entrambe valide. Sapere come è emerso il Covid-19 è fondamentale per le strategie globali così da mitigare il rischio di future epidemie”.

La lettera conclude: “Per quanto terribile sia stato il Covid-19, questa non è quasi certamente l’ultima pandemia che dovremo affrontare, e forse nemmeno la peggiore. Prendere tutte le misure necessarie per comprenderne le origini è dunque una questione di grande urgenza”.

È noto che la Cina ha condotto dei tipi di ricerche pericolose ed eticamente controverse che nei paesi occidentali non sarebbero consentite. La Cina vuole affermarsi come superpotenza biotech e sta pianificando di realizzare non meno di sette laboratori di alta sicurezza – analoghi all’Istituto di virologia di Wuhan (WIV) – entro il 2025. Nel frattempo, i mercati umidi cinesi rimangono aperti nonostante gli avvertimenti dell’Organizzazione mondiale della sanità che potrebbero causare un’altra pandemia.

La direttrice di Animal charity PETA, Elisa Allen, ha dichiarato a The Sun: “Ogni mercato aperto attualmente rischia di dare il via alla prossima pandemia. Tutti i mercati con animali vivi sono potenziale terreno fertile per le malattie zoonotiche, come Covid-19, SARS e MERS”.