di Francesca Alliata Bronner

Con l’arrivo dell’estate la Puglia diventa una delle mete di mare più richieste e frequentate in Italia, ma in questa magnifica regioni di ulivi, trulli e spiagge bianche brilla un sito naturale d’importanza geologica mondiale, affascinante, che vale la visita.

Soprattutto a piedi o in bicicletta lungo una serie di percorsi naturalistici guidati che sono delle vere lezioni di cultura, natura e benessere: il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, un’area di 68.077 ettari sull’altopiano delle Murge, chiamato anche il “cuore di pietra” della Puglia, perché è tra i pochi esempi al mondo di prateria arida mediterranea, modellata dal carsismo che nei millenni ne ha scolpito la roccia affiorante e che oggi si lascia ammirare nelle sue forme ipogee ed epigee.

Non a caso questo inestimabile patrimonio geologico è sotto i riflettori dal 2019 con l’avvio di un iter di studi promosso da Ente Parco in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’università di Bari, per candidare il parco a Geoparco Unesco e farlo entrare nella rete internazionale dei Geoparchi: 161 territori distribuiti in 44 Paesi, che promuovono il valore della geodiversità con forme di fruizione sostenibile.

Visitarlo, dunque, in questa stagione piacevolissima accompagnati dalle guide ufficiali del parco, è un viaggio affascinante lungo la storia della terra, dall’età dei dinosauri a oggi che permette di godere esperienze diverse e sane, di sport, natura, sapori e cultura. E proprio pochi giorni fa, il 24 maggio scorso, sono stati emessi cinque francobolli di Poste Italiane approvati dal Mise sui geositi del parco.

I geopassi infatti, percorribili in bici o a piedi, sono una serie di itinerari lungo i geositi del territorio che attraggono migliaia di visitatori appassionati di carsismo e speleologia, con differenti livelli di difficoltà, sentieri che conducono a luoghi di particolare bellezza e valore geoturistico e che da sempre raccontano il passato e il presente di un’area che ha come caratteristica la straordinaria integrazione tra uomo e natura.

Lungo questi percorsi è possibile ammirare tutta la bellezza della Murgia pugliese disegnata da grotte, doline, lame, jazzi, masserie, voragini, boschi di quercia e conifere, vegetazione rupestre, specie animali e vegetali protette, insediamenti rurali e muri a secco, già Patrimonio mondiale Unesco. Si può camminare lungo i tratturi della transumanza e scoprire i meravigliosi castelli federiciani, tra cui il Castel del Monte di Andria, fortezza del XIII secolo, celebre nel mondo per la forma ottagonale e anch’esso oggi Patrimonio mondiale Unesco.

A nord spiccano Monte Caccia (680 metri) e Torre Disperata (686 metri), le due quote più elevate, e più giù si trovano invece le Murge sud-orientali che non  superano i 500 metri di altezza.  Comprende tredici comuni (Altamura, Andria, Bitonto, Cassano delle Murge, Corato, Gravina in Puglia, Grumo Appula, Minervino  Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia, Santeramo, Spinazzola, Toritto) tra le province di Bari e di Barletta-Andria-Trani.

Tra questi itinerari, ce ne sono due nello specifico consigliati che possono essere percorsi in mountain bike: verso Pulo di Altamura e al Pulicchio di Gravina, due tra i principali siti geologici del parco. Il primo percorso parte ed arriva alla Masseria La Calcara che sorge in una struttura fortificata dell’800 a circa 6 chilometri da Altamura, città nota in tutto il mondo per il suo pane. L’azienda a conduzione familiare produce formaggio dal latte di pecora con caglio naturale, scamorze ottenute per fermentazione della pasta del formaggio, ricotta fatta con l’innesto di latte di pecora o di capra. Lungo il percorso, antiche masserie e tratturi un tempo vere e proprie autostrade per migliaia di pecore. La meta di questo itinerario è il Pulo di Altamura, la più grande dolina carsica dell’Alta Murgia. Si presenta come una conca aperta dal diametro di circa 500 metri e profonda circa 100 metri.

L’altro itinerario, molto semplice, tocca paesaggi molto diversi e particolarmente significativi. Durante il percorso si incontrano e osservano due grandi doline sul cui fondo, durante l’inverno, si creano vaste pozze di acqua, sulle quali sostano molte specie interessanti di uccelli in migrazione. Partendo dalla masseria e dopo averla visitata si prosegue alla volta del Pulicchio di Gravina, una straordinaria formazione carsica che si originò dal crollo in tempi remotissimi della volta di un’immensa grotta.

Numerosi e bellissimi anche gli itinerari sulle ciclovie, per gli appassionati di bicicletta: la più famosa è la ciclovia dello Jazzo Rosso a Castel del Monte, tra Andria e Corato. E ancora, particolarmente consigliati gli itinerari Tracce nella Roccia e Foreste di Murgia, percorribili accompagnati delle guide ufficiali del Parco.

In tutta l’aerea ci sono importanti  nicchie ecologiche permettono la vita di circa 130 specie tra anfibi, rettili, mammiferi e uccelli, tra questi ultimi in  particolare  circa 75 sono nidificanti. Grotte e inghiottitoi sono abitati da chirotteri, mentre  cave abbandonate e masserie disabitate sono il rifugio di volpi, faine, donnole e tassi. Mentre la flora è così variopinta (e di importanza biogeografica) da rappresentare, con le circa 1.500 specie spontanee censite, il 25 per cento delle 6.000 presenti in Italia.

Dalla natura ai sapori il geopasso è breve: a ogni geopasso, infatti, è legata un’eccellenza enogastronomica riconosciuta a livello nazionale. La gita in questo spicchio di terra pugliese può essere quindi un modo per scoprire anche la cucina etno-botanica che valorizza le erbe spontanee di cui è caratterizzato il territorio.

L’andare per campi  è infatti  uno  dei  tratti  distintivi  degli abitanti  del  Parco,  che  raccolgono i vegetali e li trasformano in piatti dai profumi inebrianti. Asparagi di bosco, asfodeli, lampascioni, rucole, rapastrelli, borragine, rapestri,  sivoni, caccialepri, cicorielle, cardoncelli, cardi, senapi e finocchietti selvatici,  azzeruoli, prugnoli, more e mandorle selvatiche sono solo alcune delle specie  vegetali che nascono spontaneamente nelle distese del Parco.

E fra i prodotti da non perdere anche, nei dintorni del Pulo di Altamura o della Grotta di Lamalunga, la lenticchia e il pane di Altamura, o camminando verso il Pulicchio da non perdere una tipicità casearia come il pallone di Gravina (caciocavallo), la burrata di Andria Igp e la manteca (simile alla scamorza ma con un cuore di burro o ricotta). Ma anche il cece nero di Cassano (Presidio Slow Food) e il pregiato olio extravergine di Coratina, nella zona del nord-barese.

Piante e piatti che colorano e condiscono un ricettario dell’Alta Murgia, che comprende tipicità come il pancotto, i funghi cardoncelli gratinati, i cavatelli con la rucola, le polpette di zucchine, le cicorielle al pomodoro, i lampascioni in purgatorio.

Un patrimonio di biodiversità che Federico II definiva il “giardino  delle  delizie”.