Tra i due litiganti, il Grillo gode. A voler dar retta a Dagospia, il garante si sarebbe quasi convinto di sotterrare l'ascia di guerra accettando di rinunciare al potere di poter “mettere bocca” sulle nomine e di orientare la comunicazione del M5S, due compiti che spetterebbero a Conte, il quale, però, in virtù del nuovo Statuto (da lui stesso disegnato e concepito), sarebbe presidente e non capo politico dei 5Stelle. Una nomina, quest'ultima, che resterebbe in capo proprio all'ex comico genovese. Insomma, tirando le somme: Conte dovrebbe adattarsi a convivere in qualche modo con colui che lo ha voluto a capo del Movimento. E questa rappresenterebbe, per lui, una sorta di sconfitta dal momento che quella che si profila all'orizzonte è proprio la cara e vecchia diarchia contro la quale il professore aveva alzato la voce. Nel frattempo nel M5S si fa professione di ottimismo: "siamo all' 85%, abbiamo superato altre criticità", sussurra qualcuno. Resta il fatto che i legali rappresentanti dei due fronti in lotta (contiani da una parte, grillini dall'altra), si vedranno a breve per provare a “limare” il testo dello statuto. A questo punto "ogni cosa può interferire" si affretta a spiegare uno dei saggi, invitando alla cautela. Quel che più conta è che bisogna fare in fretta perché la situazione non ammette perdite di tempo. In autunno si vota e il M5S non può farsi trovare impreparato al nuovo, decisivo test delle amministrative. L'attuale reggente Vito Crimi, dal canto suo, non può concedersi il lusso di aspettare che Grillo e Conte trovino una formale accordo. L' idea, allora, è quella di iniziare a lavorare "subito" sulle liste per sbloccare la situazione sui territori. E a farlo dovrà essere - almeno per queste primissime fasi - il membro anziano del comitato di garanzia.