DI MARCO FERRARI

E’ uno dei luoghi più magici d’Italia, sicuramente uno degli scenari per spettacoli più belli d’Europa: le rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa sono riprese dopo la pausa dello scorso anno causa pandemia. Il debutto è stato con “Coefore Eumenidi” di Eschilo, seguito dalle “Baccanti” di Euripide. Il teatro classico torna così di scena in Sicilia per la sua cinquantaseiesima stagione, promossa dalla Fondazione Inda, con un ricco cartellone di spettacoli per far vivere attraverso le parole del teatro uno spazio dalla millenaria bellezza. «Ritrovare la nostra socialità piena, questa estate, nel cuore del Mediterraneo, nel segno della cultura, dell’arte, dello spettacolo, ha il valore di una rinascita più che simbolica» spiega il sovrintendente dell’Inda, Antonio Calbi. «Vuol dire – aggiunge - ritrovare noi stessi, la nostra umanità, nel teatro scolpito nella roccia del colle Temenite, che rappresenta una delle architetture più straordinarie che l’uomo abbia inventato, per vivere un’esperienza di condivisione di bellezza, pensieri, emozioni». Qui, dove gli spettatori seguono ancora il testo sul libretto, alla luce dei telefonini, quasi senza guardare la tragedia. Gli spettacoli sono stati arricchiti dalle scenografie di “Coefore/Eumenidi” e de “Le Baccanti” di Euripidenel furore orgiastico di Lucia Lavia/Dionisa e nella sete di vendetta e giustizia di Giuseppe Sartori/Oreste, nei digrigni selvaggi delle Menadi che invadono tutto il Colle Temenite, nelle magnifiche dissonanze dei cori eschilei di Andrea Chenna. Lo spettacolo “Coefore Eumenidi” vede la regia di Davide Livermore, direttore del Teatro Nazionale di Genova, che ha coprodotto lo spettacolo definendolo «un sistema di potere distrutto dove il fantasma di Agamennone impregna un impianto scenico di manifesta devastazione».  Una interpretazione moderna della tragedia con la traduzione dal greco del testo di Eschilo di Walter Lapini. Le scene sono di Livermore e Lorenzo Russo Rainaldi, i costumi di Gianluca Falaschi, le musiche di Andrea Chenna, il disegno delle luci di Antonio Castro. Nel cast Laura Marinoni (Clitennestra), Giuseppe Sartori (Oreste), Anna Della Rosa (Elettra), Stefano Santospago (Egisto), Giancarlo Judica Cordiglia (Apollo), Maria Grazia Solano (la nutrice), Olivia Manescalchi (Atena), Sax Nicosia (immagine e voce di Agamennone, oltre che regista assistente), Gaia Aprea tra le corifee. “Le Baccanti” andranno in scena sino al 20 agosto con la regia di Carlus Padrissa, il fondatore catalano della compagnia La Fura dels Baus. L’allestimento riserva grandi sorprese con «leve, gru, funi e carrucole che vanno a comporre – spiega il regista – un Deus ex machina estetico, mettendo in risalto i corpi che, insieme agli elementi naturali, aiutano a percepire un’immagine antica ma moderna». La traduzione dal greco del testo di Euripide è di Guido Paduano. La regia, le scene e le luci sono di Carlus Padrissa, le coreografie di Mireia Romero Miralles, i costumi di Tamara Joksimovic; Emiliano Bronzino è il regista assistente, Maria Josè Revert assistente alla regia mentre Simonetta Cartia ha la direzione dei cori. Toni Garbini e Michele Salimbeni hanno collaborato alla drammaturgia. Nel cast, tra gli altri Lucia Lavia (Dioniso), Ivan Graziano (Penteo), Stefano Santospago (Cadmo), Linda Gennari (Agave) e Antonello Fassari (Tiresia). Lo spettacolo, in cui sono coinvolti gli allievi dei tre anni di corso dell’Accademia d’arte del dramma antico, sarà ripreso e tramesso integralmente da Rai 5. Debutterà invece il 2 agosto “Nuvole” di Aristofane, lo spettacolo per la regia di Antonio Calenda, con la traduzione di Nicola Cadoni, che chiuderà la stagione delle rappresentazioni classiche sabato 21 agosto. «Una messa in scena brechtiana, surreale, inquieta e crudelmente comica», spiega Calenda, che dirige la sua prima commedia antica, dopo aver diretto ben sette tragedie a Siracusa. In scena fra gli altri Nando Paone (Strepsiade), Antonello Fassari (Socrate), Stefano Santospago (Aristofane), Galatea Ranzi e Daniela Giovanetti (corifee), Massimo Nicolini (Filippide), Jacopo Cinque (il discorso peggiore) e Stefano Galante (il discorso migliore).  Palazzo Greco ospita la mostra multimediale “Orestea atto secondo”.  A partire dall’album di fotografie storiche realizzate nel 1921 dal siracusano Angelo Maltese, in occasione della messa in scena delle “Coefore” di Eschilo a cura di Ettore Romagnoli, con musiche di Giuseppe Mulè, la mostra ritorna sull’impresa storica del gruppo di mecenati siracusani lungimiranti, i quali cent’anni fa furono i protagonisti della rinascita del Teatro Greco. Un percorso per immagini per ripercorrere le singole fasi di produzione di uno spettacolo classico ai primi del Novecento e ricordare la ripartenza delle rappresentazioni classiche dopo sette anni di interruzione dovuti alla Grande Guerra e all’epidemia di Spagnola. La mostra, a cura di Marina Valensise, consigliere delegato della Fondazione Inda, e con la supervisione di Davide Livermore, sarà aperta fino al 30 settembre 2022, tutti i giorni dalle 17 alle 21. Anche quest’anno sono in cartellone le Conversazioni all’Orecchio di Dionigi, curate da Margherita Rubino. Per promuovere l’internazionalizzazione della sua attività, la Fondazione Inda ha organizzato, attraverso la rete degli Istituti italiani, conversazioni da remoto coi cinque registi coinvolti nel biennio teatrale 2021 e 2022.