MARCO FERRARI

Nova Gorica e Gorizia saranno Capitale Europea della Cultura 2025. Piazza Transalpina, da posto di confine, diventa così luogo di incontro. Qui, davanti alla stazione ferroviaria, sorgeva una rete di filo spinato, una sorta di muro, un po' come a Berlino, a simbolo della divisione in due dell'Europa. Ma dal 30 aprile 2004 il filo spinato è caduto e Nova Gorica e Gorizia sono tornate ad essere un'unica città, di giorno e di notte con i ragazzi che possono andare a cena in una zona o l'altro senza alcun ostacolo. Lungo il fiume Isonzo, Nova Gorica facevaparte integrante del comune di Gorizia fino al 1947, quando l'Istria e gran parte della Venezia Giulia vennero cedute alla Jugoslavia in seguito al trattato di Parigi, conseguenza della sconfitta dell'Italia nella Seconda guerra mondiale. Tutto a posto, allora? Non proprio. Qualche nostalgico non manca.

"Tito è tornato": questa la scritta comparsa nel 2014 sul Monte Sabotino, nel decimo anniversario dell'entrata della Slovenia nell'Unione Europea, come ai tempi della Guerra Fredda. Ma con l'ingresso della Slovenia, prima nell'Ue e poi nell'area Schenghen, i valichi tra Gorizia e Nova Gorica sono spariti, niente più code e controlli dei documenti, il confine (solo ipotetico) si passa per andare a bere un drink o fare la spesa. La birra costa meno in Slovenia, il dentifricio conviene comprarlo in Italia. Così le due città gemelle, divise da un muro per oltre mezzo secolo, sono diventare una sola. Piazza Transalpina è oramai il simbolo della città, specie quando ci sono eventi da festeggiare, come la notte tra il 30 aprile ed il 1maggio 2004, quando Gorizia e Nova Gorica hanno organizzato un concerto per celebrare l'ingresso della Slovenia nell'Ue. 

Quando nel secondo dopoguerra alcuni quartieri di Gorizia finirono nell'ex Jugoslavia, metà piazza restò oltre confine e la stazione ferroviaria di epoca asburgica diventò uno dei primi edifici del nuovo centro. Così la parte jugoslava della città si è sviluppata in fretta senza il centro storico, rimasto italiano. A distanza di mezzo secolo esistono ancora delle differenze: la città slovena conta poco meno di 32mila abitanti, età media 43,9 anni. Ed è un centro vivo con casinò, night club e pompe di benzina a costo ridotto. Da tutto il nord Italia arrivano pullman di giocatori nei fine settimana che animano i casinò. Per non parlare delle tasse che in Slovenia sono al 22%. Sono lontani i tempi in cui dalla parte orientale si veniva in Italia a comprare i jeans. Ora il baricentro non è più Gorizia, la porta per l'Occidente, ma Nova Gorica, la città nuova con il fisco più leggero, l'età media più bassa e un'economia rilanciata dall'entrata nell'Ue. 

Adesso c'è la sfida della Capitale europea della cultura. La scelta è caduta su Gorizia-Nova Gorica che hanno battuto altre tre città slovene, Lubiana, Pirano e Ptuj. Una scelta che premierà il carattere multietnico dei due centri, con la cultura italiana, quella slovena e quella austro-ungarica, poiché Gorizia-Nova Gorica è stata per lungo tempo, dal XV secolo in poi, un centro di rilievo dell'Impero asburgico. Poco lontano da qui c'è Caporetto, dove le truppe italiane subirono una delle più pesanti sconfitte della Prima guerra mondiale, nell'ottobre-novembre del 1917, dopo la conquista avvenuta nell'agosto 1916, da cui la famosa canzone "O Gorizia tu sei maledetta". Annessa di fatto al Terzo Reich dopo il 1943 come tutto il Litorale Adriatico, Gorizia fu sottoposta alla spietata occupazione nazista fino al 1945, anno in cui subì, sia pure per breve durata, quella delle forze partigiane comuniste di Tito, che erano intenzionate ad annetterla alla Jugoslavia e fecero parecchie vittime prima di essere costrette a ritirarsi dagli anglo-americani.

Con il trattato di pace di Parigi del 1947, il centro urbano rimase all'Italia, ma al regime di Belgrado venne consegnata gran parte del territorio comunale, su cui è sorta la città gemella di Nova Gorica. Di questi eventi oggi si ricordano i riflessi storici con il festival italiano di riflessione sul passato: «èStoria», diretto da Adriano Ossola. Per il 2025 assieme a Nova Gorica e Gorizia, la scelta di Capitale europea della cultura è caduta anche su Chemnitz, città tedesca situata quasi al confine con la Repubblica Ceca che subì gravissimi danni durante la Seconda guerra mondiale e venne ribattezzata Karl Marx Stadt sotto il regime comunista della Germania orientale.«Non hanno vinto solo Gorizia e Nova Gorica, ma ha vinto l'Europa» afferma il sindaco del capoluogo isontino, Rodolfo Ziberna. Un passo avanti nella riconciliazione tra Roma e Lubiana per mettere da parte il passato e guardare al futuro europeo, insieme, con un programma unico che sarà ricco di eventi.