Lui veniva dalla montagna, lei dal mare, ora riposano in pace nel cimitero di Portovenere che guarda a punta San Pietro, uno dei luoghi più affascinanti al mondo. Il loro incontro era stato da film, come del resto gran parte dell'esistenza.

L'attrice Rossana Podestà, simbolo del peplum italiano e diva sensuale con alle spalle cinquanta pellicole, disse in una intervista che le sarebbe piaciuto fuggire su un'isola deserta con l'alpinista Walter Bonatti. Lui non ci pensò su due volte, le scrisse, si incontrarono e si amarono. Eravamo gli inizi degli anni Ottanta in una Roma capitale del cinema dove la Podestà spopolava con titoli quali "Paolo il caldo", "Sette uomini d'oro".

Adesso la loro storia d'amore viene raccontata in una docufiction, prodotta da Stand By Me per Rai Fiction, "Sul tetto del mondo", che andrà in onda su Rai 1 domenica 12 settembre alla vigilia del decimo anniversario dalla scomparsa del celebre alpinista, il conquistatore del K2.

Walter Bonatti (Bergamo, 22 giugno 1930 – Roma, 13 settembre 2011) è stato un alpinista, esploratore, giornalista, scrittore. Quando nel corso dell'estate 2011 gli fu diagnosticato un cancro al pancreas, Rossana Podestà scelse di tenergli nascosta la notizia per timore che si suicidasse. "Il Re delle Alpi" morì nella notte tra il 13 e il 14 settembre 2011 all'età di 81 anni. La Podestà fu allontanata dal letto di morte dal personale medico, con la motivazione che la coppia non era unita in matrimonio. I funerali civili dell'alpinista si sono svolti a Lecco, a Villa Gomes, dopodiché il corpo è stato cremato e le ceneri tumulate presso il piccolo cimitero di Portovenere che si trova a picco sul mare.

Due anni dopo anche Rosanna Podestà (nome d'arte di Carla Dora Podestà, Tripoli, 20 giugno 1934 – Roma, 10 dicembre 2013) ci ha lasciati raggiungendo il suo Walter a Portovenere. Insieme avevano passato trenta anni di vita insieme.

Stefano Vicario, che è il figlio di Rossana Podestà, ha deciso di narrare questo grande amore: "Sono stato al cimitero di Portovenere a filmare la loro tomba al tramonto, dove sono sepolti insieme. È stato l'incontro di due persone totalmente diverse, si sono trovati da adulti e hanno scelto di vivere insieme sapendo che il percorso di accettazione uno dell'altro sarebbe stato difficile. Walter me lo confessò: era convinto di portare questa donna nel suo mondo e invece è stato il contrario, mia madre è stata l'interfaccia di Walter che lo ha portato a ridere e accarezzare i nipoti. La vita in due non è una passeggiata, ma il loro è stato un viaggio trentennale di accettazione reciproca". Cosa avrebbero detto di un film sulla loro storia? "Me lo sono chiesto spesso - dice Vicario - se spuntassero dietro l'angolo cosa direbbero: sarebbero contenti o mi manderebbero in quel posto? Sono sicuro che sarebbero contenti soprattutto di come gli attori li hanno fatti tornare in vita".

Il film mischia finzione e materiale di repertorio come le riprese della Cineteca del Club Alpino Italiano con le immagini di Italia K2, il film che documenta la spedizione organizzata nel 1954 e quelle del Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi. Non mancano interviste ad amici ed esperti di alpinismo come Reinhold Messner e Simone Moro, Vincenzo Torti, presidente del Cai; Roberto Mantovani, amico di Bonatti e storico dell'alpinismo; Nando Nusdeo, membro dei "Pell e Oss". Poi c'è la parte di fiction interpretata da Nicole Grimaudo e Alessio Boni nel ruolo di Rossana Podestà e Walter Bonatti. Nicole Grimaudo dice: "Al di là della diva, Rossana Podestà era una donna appassionata del suo lavoro, un elemento in cui mi riconosco. Walter le ha dato la cosa più grande, la libertà, il sentirsi libera da ogni imposizione. Sono stata emozionata da questa storia, emozionata dalla passione che ha messo Stefano Vicario nel raccontarci un pezzo fondamentale della sua vita. Credo sia il sogno di tutti noi trovare un amore così immenso. Ho amato questa storia perché sono anch'io innamorata dell'amore". Alessio Boni è felice di essere diventato Walter Bonatti: "Anche io sono bergamasco, da noi Bonatti è una leggenda, un mito come nel periodo d'oro Alberto Tomba o Pietro Mennea. Ne sentivo parlare da mio padre, negli anni Sessanta era un divo da copertina. Per gli alpinisti veri Bonatti era intoccabile, un'istituzione, loro sanno cosa è la mancanza di fiato, ancora oggi i veri montanari parlano dell'impresa del Cervino del '65, un'impresa enorme: scalarlo sulla parete nord in solitaria in inverno".

Non deve essere stato facile unire due linguaggi come la finzione i documenti storici: "Anche perché raccontiamo quello che era accaduto prima nella loro vita, tra cui la ricerca spasmodica di verità sul K2 che ha portato via a Walter cinquant'anni di vita" sostiene Vicario. 

La pellicola, infatti, è anche la ricostruzione di una battaglia difficile vinta dieci anni dopo la storica scalata sul K2. Walter Bonatti venne accusato nel '64 dal compagno di spedizione Compagnoni di aver voluto arrivare in vetta per primo e di aver utilizzato le bombole di ossigeno destinate a lui e Lacedelli. Ci vorranno cinquant'anni prima che il Cai nel 2004 e in seguito la Società Geografica Italiana ribaltasse questa versione. Le sue imprese sono state raccontate in libri e reportage fotografici, diventati poi veri e propri bestseller.