M.N.

Egregio Direttore, ancora prima di giungere a disquisire sulla escalation di violenza No Vax, sarebbe oltremodo necessario chiarire, una volta per tutte, dal punto di vista scientifico, la vera origine del rifiuto di assunzione del vaccino anti-Covid da parte di molti, ivi compresi, talora, anche alcuni medici.

Per quest’ultima evenienza, tra l’altro, nessuno se ne meravigli, né tanto meno, tutto quanto questo, lo si spera, arrechi ulteriore “acqua al mulino” No Vax. Perché? Perché chi espleta il ruolo professionale di medico è in fondo “persona” tra le persone con le proprie fragilità ed incertezze, anche se così non dovrebbe totalmente essere. In generale il fenomeno di rifiuto e di opposizione all’assunzione del vaccino consiste in una chiara condizione psicologica, anzi, psicopatologica. Si spera che nessuno, con fare difensivo, resti sorpreso del fatto che, a dare una vera spiegazione del fenomeno di base in questione, tocchi a uno psichiatra psicoanalista.

Dunque per la comprensione di questo rifiuto, nonché opposizione, giovi intanto l’esposizione di un obiettivo fenomeno, verificabile, con una certa frequenza, da parte di ogni medico nella relazione con il proprio paziente, allorché egli si avvicendi al momento della prescrizione farmacologica, per ogni supposta malattia. In particolare tutto ciò viene a essere oltremodo registrabile nella pratica clinica psichiatrica, sia relativamente a problematiche gravi (v. psicosi, ossia follia), che lievi (v. nevrosi, almeno al confronto con  le psicosi).

Questo sopramenzionato obiettivo fenomeno consiste nel fatto che al di là degli effetti “biologici” di una terapia farmacologica prescritta dal medico, non possono nello stesso tempo essere sottaciuti quel complesso di tangibili effetti “psicologici” in funzione, in parte, della relazione interpersonale col curante, distinguibili in positivi (placebo positivo) e negativi (placebo negativo). In tal senso terapie farmacologiche altamente adeguate alle condizioni cliniche possono dare adito ora a miglioramenti insperati (placebo positivo), ora, se non a peggioramenti, a lamentazioni da parte dei pazienti per tutta una serie di disturbi collaterali fittizi che vanno di solito anche molto al di là degli effetti collaterali elencati nei bugiardini dei singoli farmaci, spesso con la conseguente, nociva, sospensione delle terapie.

Fatta questa sostanziale premessa, le cose non cambiano allorché si consideri la necessità della prescrizione dei vaccini in generale e nella fattispecie di quello anti-Covid! Diffidenza, rifiuto, opposizione verso la pratica vaccinale, sia da parte di persone cosiddette sane dal punto di vista mentale, che affette da nevrosi, oppure da psicosi, corrispondono sempre a una condizione, definibile di “proiezione paranoide”, cioè a dire il farmaco o il vaccino vissuti, per un atteggiamento inconscio francamente persecutorio, come una “aggressione potentemente nociva” al proprio soma!

A partire da queste complesse, tristissime, psicopatologiche, condizioni di base, si sono poi sviluppate indegne speculazioni politiche sulla faccenda dei vaccini, che hanno anch’esse non poco offerto il fianco allo sviluppo di un distruttivo fenomeno No Vax, con attacchi violenti, come nei giorni scorsi, contro giornalisti e virologi impegnati contro il Covid.

Questo complesso di reazioni violente, inaccettabili, si sappia che di certo sostanzialmente stanno a sottendere fenomeni di negazione difensiva esorcizzante della morte: “il Covid non esiste”, oppure, “non produce malattia e morte”, fino ad assumere le stimmate di una reazione “psicotica deliroide collettiva”, come, d’altra parte, per altre tematiche, e in altri tempi, già avvenne per quasi intere nazioni (v. hitlerismo, fascismo) e non credo sia esagerato tale paragone.

Spetterebbe, per inciso, per il primo dei due fenomeni, ai medici di base, dotati a monte di una vera formazione psicologica, qualora ce ne fossero in alta percentuale, la paziente e complessa opera individuale di convinzione per l’assunzione del vaccino anti-covid, nel mentre per la seconda faccenda, più che a livello individuale, si dovrebbe oltremodo agire, nel modo più incisivo possibile, a livello della “comunicazione” politica e sociale, visto che anche svariate fonti “comunicazionali” difensive di interessi economici certamente hanno contribuito, ed incisivamente insistono a contribuire, alla fragilizzazione psicotica deliroide di coscienze individuali, di fondo, a tali reazioni, tristemente predisposte.

I colpevoli, comunque, dei tragici fatti dei giorni scorsi, siano assicurati alla giustizia, ma uno Stato veramente democratico, per non essere tacciato di essere “repressivo”, studi i fenomeni alla base e promuova con ogni misura la crescita culturale collettiva del Paese.