di James Hansen

Il "retrofuturismo" è una sorta di corrente artistica che basa i suoi canoni sulle previsioni del futuro immaginate nelle ere precedenti. Qualcuno ha scritto che, se il "futurismo" è una sorta di scienza che mira ad anticipare il nostro futuro tecnologico, allora il retrofuturismo è il ricordo di quelle anticipazioni.

Per quanto il "calore" delle speranze espresse vari a seconda dell'ottimismo regnante al momento creativo, è sorprendente quanto la visione di ciò che avverrà sia spesso ricca di ottimismo. L'immagine qui sopra, del 1928, prefigura il turismo aereo intercontinentale con un'allegra mancanza di considerazione per il possibile effetto sui passeggeri del vento e dell'aria mossa dalle eliche. Mancano solo le piscine e i campi da tennis... Uno spirito simile è espresso - qui - in una concettualizzazione del 1898 di un albergo che si sposta su binari ferroviari, viaggiando così per conto dei propri ospiti.

L'ottimismo grafico per il futuro va e viene. La più recente ondata - ora decisamente agli sgoccioli - risale alla fine degli anni '60 e attraversa gli anni '70 del secolo scorso, un periodo di spettacolari cambiamenti tecnologici e sociali, dai viaggi sulla Luna all'invenzione del Personal Computer, dai primi bambini in provetta alla pillola anticoncezionale (legalizzata in Italia solo nel 1976) e altre mille diavolerie. Non è durata molto. Sulla scia della Guerra nel Vietnam, delle contestazioni studentesche, della prima crisi energetica e delle piogge acide, l'enfasi è passata dalla previsione di un futuro luminoso alla "riscrittura" del passato attraverso movimenti stilistici come lo "steam punk" e la sua estetica ispirata ai macchinari a vapore del 19° secolo.

Ora stiamo vivendo un momento curioso, forse di transito. C'è il diffuso sospetto che sia passata una sorta di epoca d'oro quando potevamo permetterci divertenti ansie per molte cose, futili e reali allo stesso modo. E ora, che futuro dobbiamo immaginarci: quello del futuro passato o del futuro più o meno prossimo?