È evidente a tutti che l’anima di Giancarlo Giorgetti si fa sempre più ingombrante all’interno dei corridoi della Lega. Il ministro dello Sviluppo economico ci sta prendendo gusto a spingersi sempre un passo più in là, verso l’istituzione, verso Mario Draghi, e azzardando verso il Partito Democratico. L’altro giorno in un’intervista a La Stampa il ministro ha dichiarato che il leader di Azione, Carlo Calenda, ha le caratteristiche giuste per amministrare una società complessa come Roma. E aggiunge che l’esito elettorale dipenderà da quanti voti riuscirà a prendere da destra. Poi Giorgetti si è corretto, ha dichiarato che le sue parole sono state strumentalizzate ma la frittata era ormai fatta. Prima Silvio Berlusconi, poi Matteo Salvini e Giorgia Meloni si sono trovati costretti a intervenire a sostegno del loro candidato sindaco, Enrico Michetti.

Giorgetti ormai sembra essere sempre più lontano dagli schemi della Lega di Salvini. Sta prendendo potere e prima o poi ci sarà un bivio in cui si deciderà che strada prendere. I due animi della Lega sono troppo diversi tra loro per poter coesistere. Quello che la Lega rischia è una completa dissoluzione. Da una parte abbiamo la Lega di Giorgetti vicinissima a Draghi e pronta ad averlo come presidente del Consiglio a vita. Dall’altra abbiamo una Lega di Salvini monca che non può che dissolversi per lasciare i propri voti alla più dirompente Giorgia Meloni. Il futuro politico di uno degli uomini più amati e più odiati degli ultimi anni potrebbe essere in crisi, a meno che Salvini non decida di seguire Giorgetti, facendo finta di essere lui a guidare la nave. Questo potrebbe essere l’unico modo per permettergli di rimanere ancora in barca e con il timone in mano (anche se è un timone giocattolo).

Quello che dobbiamo quindi aspettarci è che Salvini proceda per la strada che, in realtà, sta già percorrendo da parecchi mesi: appoggio a Draghi, forma e modi sempre più istituzionalizzati, cercando invece di evitare gli attacchi al ministro Luciana Lamorgese. Per tutto questo c’è un prezzo da pagare però, e Salvini lo sa bene. Il prezzo è quello di perdere gran parte dei voti presi negli anni (che già da tempo stanno passando a Fratelli d’Italia) per spostarsi al centro e diventare un partito liberale erede di Forza Italia. Salvini è abituato a vestirsi e a travestirsi, e probabilmente per lui sarà un gioco da ragazzi diventare improvvisamente un liberale moderato. A quel punto bisognerà vedere se quelli che rimarranno nel suo partito preferiranno lui a Giorgetti. Salvini è in una morsa, ogni passo può essere quello sbagliato, ogni passo può portarlo a fare la stessa fine politica dell’altro Matteo.

DALLA REDAZIONE