di Stefano Ghionni

Povero Giuseppe Conte. Non solo il suo “nuovo” Movimento è costretto a fare i conti con la prova del voto, che si annuncia a dir poco rovente, ma ora ci si mette anche Alessandro Di Battista a rovinargli i piani nel cassetto. Sì, perché se è vero che mancano pochi giorni all’apertura delle urne per le amministrative di ottobre, con tutti i sondaggisti che danno i 5Stelle ai minimi storici, è anche vero che l’ex “figliuol prodigo” ha appena annunciato un “tour”, che avrà luogo, appunto, subito dopo le prossime elezioni. Significa, come scrive IlGiornale.it, che le voci di scissione riguardanti la formazione pentastellata, non sono poi così prive di senso. Anzi, a maggior ragione la mossa di Dibba potrebbe sparigliare le carte in tavola, rinfocolando la voglia di “ribellismo” che si respira in certi ambienti grillini, tra i tanti rimasti delusi dall’accantonamento della storica politica primordiale del “Vaffa”, mandando in soffitta il restyling grillino dal sapore istituzionale e un po’ politically correct voluto dall'Avvocato di Volturara.

Per dirla con altre parole, la sinergia tra la piazza anti-sistema (un tempo appannaggio quasi esclusivo dei pentastellati), e la creazione di un nuova creatura politica, potrebbe decisamente impoverire il MoVimento tanto dall'interno quanto dall'esterno, portando a una nuova fuga di delusi. Per capirci ancora meglio: nella sua opera di rifondazione del Movimento, l’ex presidente del Consiglio non ha mai fatto mistero di voler puntare a un'alleanza organica con il Pd di Enrico Letta e a un rafforzamento dell'asse politico che sostiene il governo di Mario Draghi. Due punti che sono esattamente l'opposto di quello che invece vorrebbe Dibba, il quale, anzi, ha sempre contestato, fin dal giorno in cui è stato varato il governo delle larghe intese, ai suoi ex colleghi di partito non solo l’appeasement “draghiano” ma anche la politica “filo dem” adottata da Di Maio e company.

L'ex braccio destro di Grillo, insomma, vorrebbe un MoVimento lontano dalle logiche dell'unità nazionale, fuori dal sistema, con lo stile polemico ed oppositivo che ha contraddistinto i primi “apritori di scatolette di tonno”. Quello dei “vaffa day”, per essere più chiari. Inutile dire che, qualora la base dovesse rispondere con entusiasmo al “grand tour” post elettorale di Di Battista, da Conte a tutti quelli che siedono in Parlamento (e nelle stanze dei Ministeri) con indosso la “casacca gialla”, in tanti potrebbero anche iniziare a porsi delle serie domande sul futuro del M5S. E la scissione, a quel punto, potrebbe anche diventare realtà.