di Matteo Forciniti

Un intero paese in attesa ha vissuto il fine settimana all’insegna della telenovela Tabárez nell’acceso dibattito tra favorevoli e contrari: dopo un lungo tira e molla domenica pomeriggio la nazionale uruguaiana ha confermato il suo allenatore che resterà al comando nonostante le enormi difficoltà attraversate nell’ultimo periodo.

In sella da 15 anni alla guida della Celeste e con più di 200 partite, la traiettoria di Óscar Washington Tabárez detto “el maestro” sembrava giunta all’epilogo dopo le ultime partite perse con una certa preoccupazione contro Argentina (3 a 0) e Brasile (4 a 1) valevoli per le qualificazioni ai Mondiali del Qatar del 2022. E invece la clamorosa svolta annunciata che aveva già trovato Diego Aguirre come successore, dopo l’ennesima riunione è saltata. La Auf, la federazione calcistica uruguaiana, ha scelto dopo 72 ore di grande confusione di dare ancora fiducia al maestro che gode sempre di minor simpatia con una fetta dell’opinione pubblica che chiede già da tempo la sua rimozione. Piena fiducia al commissionario tecnico oppure si tratta solo una scelta rinviata? Sono tanti i dubbi che hanno accompagnato una vicenda capace di appassionare (e dividere) un’intera nazione e che per questo aspetto ricorda un po’ anche la politica.

In ogni caso gli ultimi risultati dell’Uruguay sono stati allarmanti con due disfatte e una squadra svuotata, povera di gioco e di idee che paga anche la brutalità di un calendario soffocante che spreme i calciatori. L’accesso ai Mondiali adesso è appeso a un filo: nell’agguerrito girone sudamericano la Celeste si ritrova con 16 punti al quinto posto che vorrebbe dire -se si resta così- giocarsi la qualificazione al ripescaggio. Decisivi saranno quindi i prossimi incontri pieni di insidie a partire dal doppio turno di metà novembre contro l’Argentina e poi la difficilissima trasferta a La Paz in Boliva con il fattore altitudine che scombussola tutto.

La lunga era del maestro Tabárez dunque continua dopo l’autocritica. La svolta epocale che in molti chiedevano non è arrivata e così il commissario tecnico più longevo al mondo resta nel posto che mantiene interrottamente dal 2006 e preceduto da un primo ciclo tra il 1988 e il ‘90 con la partecipazione ai Mondiali italiani. È stato proprio in Italia, negli anni novanta, che Tabárez ha avuto una fondamentale esperienza allenando prima il Cagliari e poi in una breve parentesi il Milan di Berlusconi con cui era incompatibile. Il quarto posto ai Mondiali del 2010 e la vittoria della Coppa America del 2011 rappresentano le due più importanti conquiste di questo ciclo da record all’apparenza interminabile.

Il tempo però passa inesorabilmente per tutti, anche per colui che viene considerato come una vera e propria leggenda del calcio mondiale che si ritrova oggi, a 74 anni, traballante con la sindrome di Guillain-Barré che lo ha costretto alle stampelle ma non gli ha impedito di lottare. E servirà proprio una grande lotta nei prossimi incontri di novembre per risollevare la nazionale e riportala in alto per raggiungere i Mondiali.