DI MARTINA COSCETTA

Austria, Bulgaria e Russia hanno introdotto il Green Pass, l’Inghilterra sta valutando di introdurre una versione “light” della certificazione verde, e gran parte dell’Europa dell’Est ha inasprito le misure di restrizione anticovid. Il tutto per fronteggiare il nuovo aumento di contagi e decessi registrato nelle ultime settimane, che preoccupa soprattutto in vista della stagione invernale. Un incremento che riguarda, anche se in misura minore, anche l’Italia, che dopo oltre due mesi torna a vedere il segno più sui dati settimanali dei contagi. Ci sono però aree dell’Europa centrale e orientale in cui Covid torna a mordere e che ritornano a parlare di restrizioni, coprifuoco, lockdown e di green pass.

In Austria i contagi hanno continuato a salire nelle ultime settimane: l’incidenza su sette giorni del contagio di Covid-19 ha raggiunto 183 casi su 100mila abitanti, dopo essere rimasta sotto 150 per diverse settimane. E il numero di vaccinati resta basso: solo il 61,7 per cento della popolazione generale è pienamente immunizzata. Tanto che la scorsa settimana il governo austriaco del nuovo cancelliere Alexander Schallenberg ha annunciato un pacchetto di nuove misure anticovid, che entrerà in vigore dal primo novembre. Per lavorare a contatto con altre persone sarà necessario esibire il passaporto verde. Le autorità sanitarie faranno dei controlli a campione, per verificare il rispetto delle nuove regole. In caso di mancato possesso del green pass, il datore di lavoro dovrà pagare un’ammenda di 3600 euro e il dipendenti di 500, ha annunciato il ministro del Lavoro, Martin Kocher. La chiamano “regola del 3G”: il Green Pass all’austriaca che varrà per ‘Geimpft’ (vaccinati), ‘Genesen’ (guariti da sei mesi) o Getestet (sottoposti a tampone, molecolare o rapido). Se i ricoveri dovessero aumentare e raggiungere i 400 pazienti in intensiva scatterà un altro livello di allerta, e la regola del “2.5G”: il Green Pass sarà valido sempre per i vaccinati e i guariti, ma i tamponi rapidi non varranno più. Solo molecolari.  

Anche il Regno Unito, dopo il boom di contagi registrati nelle ultime settimane, ha capito che il vaccino da solo non basta, nemmeno se ad averlo in doppia dose è ormai l’80 per cento della popolazione over 12. La scorsa settimana, una persona ogni 55 era ammalata di Covid, il numero più alto dalla fine di gennaio. L’arrivo dell’inverno poi, e delle influenze che porta con sé, potrebbe contribuire a un incremento nelle trasmissioni. Boris Johnson sta valutando il passaggio a un più stringente “Piano B”, che potrebbe consistere in un ripensamento morbido delle misure, dalle mascherine allo smart working, e nell’adozione di una versione “light” del Green Pass. Si teme che il vaccino da solo non sia abbastanza efficace contro la minaccia della sotto-variante del ceppo Delta, l’ormai nota e ancora più aggressiva “Delta Plus”. Il piano segnerebbe anche il ritorno delle mascherine nei luoghi pubblici, come trasporti e luoghi affollati, che dal 19 luglio non erano più obbligatorie ma raccomandate. Londra sta valutando anche l’obbligo vaccinale per il personale sanitario.

 

In Germania i nuovi contagi sono aumentati del 57 per cento nelle ultime due settimane, e i morti quotidiani sono cresciuti dell’11 per cento.Una media di nuovi casi che si attesta a quasi 13mila al giorno. Tra un mese terminerà lo “stato di emergenza nazionale”, ma molti funzionari di salute pubblica stanno chiedendo al Parlamento di votare una proroga. Il tasso di contagi su 100mila abitanti, che è stato sin dall’inizio della pandemia il fattore determinante per decidere lockdown e chiusure, è a 95,1: era dal picco del 13 maggio che non superava 100, ma questa possibilità non sembra ormai così lontana. Mentre sono in corso i negoziati per dar vita al nuovo Governo tedesco, Juergen Trittin, noto esponente dei Grunen, i Verdi, riconosce che “l’Italia di Mario Draghi è anche più prussiana della Germania attualmente nelle politiche sulla pandemia” e ha espresso esplicito apprezzamento per la linea dura italiana, definendo “auspicabile” il modello italiano del green pass.

La situazione torna a preoccupare in Lettonia, dove è tornato il lockdown duro. Nel corso dell’ultima settimana il paese ha riportato 864 casi ogni 100mila abitanti, uno dei tassi più alti del mondo. Così per un mese, dal 21 ottobre al 15 novembre saranno chiuse tutte le attività economiche non essenziali, inclusi negozi, ristoranti, cinema, teatri, palestre e piscine. Oltre alle scuole, dove si opererà in didattica a distanza. La maggior parte della forza lavoro dovrà esercitare da remoto. Gli eventi sportivi, di intrattenimento e culturali saranno annullati. Ci sarà un coprifuoco notturno, in vigore dalle 20 alle 5 del mattino. Il premier Krisjanis Karins ha sottolineato come il basso tasso di vaccinazione del paese sia la causa primaria dell’aumento dei ricoveri ospedalieri. Solo il 56 per cento della popolazione adulta è completamente vaccinato, ben al di sotto della media Ue del 74,6 per cento.

Situazione critica anche nelle altre due Repubbliche baltiche di Estonia e Lituania, anch’esse alle prese con una crescita preoccupante dei contagi (oltre 1.000 casi ogni 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni).

La Romania, invece, sta rivivendo l’incubo dell’Italia a marzo 2020, come hanno affermato anche diversi esponenti politici del Paese. Gli ospedali sono sotto pressione come non mai, tanto che alcuni malati sono stati trasferiti in Ungheria. Come riporta Il Sole 24 Ore, il presidente Klaus Iohannis ha annunciato che le scuole saranno chiuse per due settimane. a partire da lunedì 25 ottobre, mentre ci sarà anche un coprifuoco notturno per le persone che non sono state vaccinate. L’uso della mascherina sarà obbligatorio ovunque.   

È l’est europeo l’area che sta registrando dati più allarmanti e ha alzato il livello di difese.

Caos anche in Bulgaria, lo stato meno vaccinato dell’Ue con solo un adulto su quattro protetto con la doppia dose. Da giovedì 21 ottobre è obbligatoria la certificazione verde anti-Covid per le attività negli ambienti al chiuso. Fanno eccezione solo le farmacie, le banche, i negozi per generi alimentari, i trasporti e gli uffici pubblici. L’obbligo del pass vaccinale è stato annunciato anche in Serbia, dove la situazione epidemiologica resta molto critica: aumentano contagi e decessi, mentre solo il 54,6 per cento risulta vaccinato con la prima dose, e solo il 52,5 per cento con la seconda. Nelle terapie intensive oltre il 90 per cento dei pazienti non è vaccinato, e a contrarre il contagio sono ora anche tanti giovani e ragazzi.

In Russia venerdì 22 ottobre sono stati registrati ben 37.141 nuovi casi di Covid-19 e 1.064 decessi, nuovo record dall’inizio dell’epidemia. Anche in questo caso il tasso di vaccinazione è basso: solo 49,2 milioni di persone hanno completato il ciclo vaccinale, cioè uno su tre dei 146 milioni di abitanti. Putin ha imposto lo stop a tutte le attività lavorative in presenza dal 30 ottobre al 7 novembre, mentre la capitale Mosca si è spinta anche oltre con la chiusura di scuole, negozi, bar, ristoranti e stadi. I teatri e musei restano aperti, tuttavia l’accesso sarà possibile solo con un limite di pubblico del 50 per cento e con l’uso di codici QR - il green pass russo - e mascherine protettive. “La situazione a Mosca si sta sviluppando secondo lo scenario di previsione peggiore”, ha detto il sindaco Serghei Sobyanin. Nella capitale gli over-60 non vaccinati dovranno restare a casa nei prossimi quattro mesi.