In un M5S diviso e non ancora unificato da Conte non si sa bene che fare e soprattutto che fare tutti insieme quando si tratterà di votare per il prossimo presidente della Repubblica. Quindi l'idea, la palla in tribuna, l'alibi, il fascino della soluzione Pilato: sentire la Rete. Non è chiaro se Giuseppe Conte subirebbe una simile scelta e dietro simile scelta si riparerebbe. A dirla tutta la notizia data per quasi certa da La Repubblica appare ad esame appena attento invece ad alto tasso di implausibilità. Concorrere ad eleggere un presidente della Repubblica vuol dire elaborare una strategia politico-parlamentare, costruire alleanze, convergere e far convergere voti su un candidato. Tutte cose che le preferenze via Rete ovviamente non fanno, anzi escludono.

Mille e qualcosa sono i parlamentari e delegati delle Regioni chiamati per Costituzione ad eleggere il Capo dello Stato. E i mille e qualcosa sono già in stato di confusione avanzata. Molti, troppi legano il loro voto per il Capo dello Stato alla garanzia che poi non ci siano elezioni anticipate rispetto al 2023. Sanno che non saranno rieletti. La loro preoccupazione principale non è proprio l'interesse generale. A destra (e son 450 circa) non è chiaro se facciano sul serio o giochino con la candidatura di Silvio Berlusconi a Capo dello Stato. Pd qualche candidato ce l'avrebbe ma M5S non ha voglia di votare candidati Pd. Né M5S può votare Berlusconi presidente della Repubblica. Né M5S ha candidati suoi, a meno di non far finta di farli trovare dalla...Rete! Prossime, imminenti votazioni del Parlamento in seduta comune per il Presidente della Repubblica: il casino che già c'è è tale che la metà basta.