La mattina del 27 ottobre 2021 passerà alla storia come “la mattina delle foglie di fico”, da elencare dopo la “la notte dei lunghi coltelli”, “il giorno della vergogna”, “il venerdì nero” e tutte le altre giornate che hanno avuto un peso storico per l’umanità. Stiamo scherzando. La mattina delle foglie di fico, infatti, riguarda soltanto la legione degli italiani all’estero, presi in giro oltre i limiti del buon gusto, della mistificazione, dell’inutilità, del verosimile contrabbandato come vero, dell’insulto alla ragione, delle politiche (errate) costruite a tavolino e imposte come “Verbo” dai “grand commis”, che strappano a listerelle e bruciano le opportunità, le disponibilità, la ricchezza di idee e di realtà dei concittadini che vivono fuori dai confini del Bel Paese. Che cosa è successo la mattina del 27 ottobre, chiederete voi. Avete ragione, ve lo diciamo subito. Si tratta di due importanti incontri avvenuti in contemporanea a Roma. Oggi parleremo soltanto del primo: il Direttore generale della Direzione generale degli italiani all’estero, Min. Plen. Luigi Maria Vignali, è stato audito dalla III Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei Deputati sulla riforma della legge istitutiva dei Com.It.Es., finalmente in discussione in questo ramo del Parlamento, dopo l'indizione delle elezioni per il rinnovo dei Comitati. Viene alla mente il detto: “Chiudere la stalla quando i buoi sono scappati”. Vorremmo capire che cosa succederà a questa legge se – come una foglia di fico globale – dovesse essere approvata dopo che le operazioni di voto e scrutinio saranno concluse. Si applicherà retroattivamente? Se ne rinvierà l’applicazione alla prossima tornata elettorale dei Com.It.Es., quando sarà diventata obsoleta anch’essa? Non si applicherà mai più vista la distruzione di natura e compiti dei Comitati, operata dalla Farnesina attraverso negazioni e veti, interpretazioni insolite della normativa attuale, attribuzione ad usum delphini di compiti non previsti o forse in contrasto con la stessa legge vigente? Non è dato saperlo. La logica non esiste in politica o in burocrazia, questo è vero, ma dovrebbe esserci un limite invalicabile a nepotismi politici e imposizioni. Quando gli viene data la parola, il DGIT Vignali afferma che “nel 2003 sono stati istituiti i primi Com.It.Es.”. Se non ricordiamo male, la legge che ribattezzò i Co.Em.It. – Comitati dell’Emigrazione italiana col nome di  Com.It.Es. – Comitati degli Italiani all’estero è del 1990. La differenza sta nel fatto che la legge del ’90 nacque dai suggerimenti della Seconda Conferenza Nazionale dell’Emigrazione (1988) del cui Comitato organizzatore fecero parte, per legge, 21 rappresentanti dei Co.Em.It. più uno delle comunità canadesi, perché il Canada non aveva concesso l’elezione dei Comitati su spinta del Congresso Italo-canadese. La legge del 2003 è invece frutto della mente dei diplomatici di allora. Il DGIT continua con la sua solita elegante elaborazione dei desiderata MAECI e recita la litania di fatti e proposte: ruolo storico delle comunità, valorizzazione nuova mobilità, COVID, sostegno alle donne in emigrazione, turismo delle radici (che c’entra qui? non si sa), 265 progetti di interesse finanziati dalla Farnesina ai Com.It.Es. con valenze variabili, aumento dei numeri AIRE per “nascite all’estero, nuova emigrazione e riconoscimenti di cittadinanza”. Poi passa alle procedure in corso per il rinnovo dei Com.It.Es.: presentate 270 liste, ammesse 245. Fra le bocciate sembra che ce ne siano alcune poco grate ai consoli di turno per la loro forza o la loro denotazione civica di contrasto a quelle partiticamente più gradite. Il Ministro Vignali si guarda bene dal menzionare i plurimi ricorsi al TAR che – anche se accettati – non sortiranno alcun risultato, perché le sentenze arriveranno troppo tardi per consentire alle liste eventualmente riammesse di partecipare paritariamente alle elezioni. In 4 circoscrizioni consolari, incluse 2 di nuova istituzione, non è stata presentata alcuna lista. Il Min. Plen. afferma che “migliaia di italiani si stanno registrando al voto in base all’opzione inversa”. Migliaia di registrati? Vale a dire nulla, visto che stiamo parlando di almeno quattro milioni di aventi diritto al voto, come egli stesso ammette, ribadendo che l’opzione inversa “costa meno di un terzo del suffragio universale, che comporta anche un impegno eccessivo dei Consolati creando problemi organizzativi e ritardi nell’erogazione di altri servizi”. Non commentiamo sull’antidemocraticità di questa imposizione elettorale. Ci permettiamo soltanto di ricordare che l’attesa minima per fissare un appuntamento per il rinnovo del passaporto è comunque di sei mesi. Perfino le Questure italiane sono più rapide. Si passa quindi ai suggerimenti (tassativi?) ai parlamentari da parte del superiore Ministero per la nuova legge sui Com.It.Es.: mantenere il mandato di 5 anni; aumentare il numero minimo di iscritti AIRE da 3.000 a 10.000 per l’istituzione del Comitato “per evitarne la proliferazione”; mantenere l’opzione inversa che tutela la personalità del voto (come se non sapessimo che le registrazioni al voto e l’incetta dei plichi in molti luoghi sono fatte da capibastone di partiti e interessi locali); confermare la incandidabilità dopo due mandati consecutivi per impedire “il vivere questo ruolo come privilegio e non più servizio”. Poi, due bombe. Una è “l’affiliazione”: il Com.It.Es. dovrebbe votare per eleggere rappresentanti di associazioni della nuova mobilità e anche di quelle tradizionali, da inserire come? A scelta di chi? In che bacino di eligendi? Con diritto di parola e non di voto? L’altra è una bordata contro due proposte del CGIE. La prima è che il Com.It.Es. gestisca davvero insieme al Console la difesa dei diritti dei cittadini italiani verso le autorità locali; la seconda è che partecipi all’elaborazione del Piano Paese. La ragione dell’opposizione forse consiste nel fatto che ambedue le prerogative potrebbero creare “contrapposizioni con Consolati e Ambasciate”. Nessun accenno all’elenco dei compiti dei Com.It.Es., pubblicato sui siti di Consolati e Ambasciate, che è stato modificato più volte, passando da doveri sussidiari ad altri enti o inesistenti ai sensi di legge, quali: “informazioni e assistenza per scambi commerciali, ricerca di scuole dove si insegna l’italiano, consigli sulle pensioni, etc.” a “sono organi di rappresentanza della collettività italiana nei rapporti con le rappresentanze diplomatico-consolari e operano per l’integrazione della comunità italiana residente nel Paese straniero in cui si trovano”.  Il Titanic dei Comitati di base sta correndo verso l’iceberg che le affonderà il 3 dicembre. Noi vogliamo credere in una lettura ottimistica delle foglie del tè nella tazzina. Vogliamo davvero allontanarci dal pianto di Federico Garcia Lorca che nel suo Lamento per Ignacio Sánchez Mejías pone “A las cinco de la tarde” l’inarrestabile cornata del toro e la morte, nel nostro caso, dei Com.It.Es., schiacciati e respinti a ridiventare Co.Co.Co., cioè Comitati Consultivi Consolari scelti e nominati dai diplomatici fra gli strati più alti e plurilaureati della nuova mobilità, da gestire con l’anello al naso dell’opportunismo economico-finanziario, nel totale disprezzo della maggioranza delle vere comunità e delle loro esigenze. Staremo a vedere. 

(Carlo Cattaneo)