Insomma, signori: il dado è tratto. Le elezioni all'estero sono...inutili. Tanto vale abolirle del tutto e buonanotte ai suonatori! D'accordo: è una provocazione la nostra. Forse anche un po' fortina.

Ma cos'altro dire di fronte al "pasticcio Cario" decretato, con tanto di bollo ufficiale, due giorni fa, dalla Giunta per le elezioni del Senato della Repubblica? Sissignore: il caso è quello della convalida dell'elezione a Senatore dell'esponente del Maie (proclamato, nel 2018, nella Circoscrizione Estero – Ripartizione America meridionale), nonostante fossero emerse non poche irregolarità a suo carico, con tanto di schede falsificate nelle votazioni che lo condussero a Palazzo Madama. Attenzione: parliamo di un vero e proprio mucchio di schede contraffatte (tanto è vero che la Giunta delle immunità parlamentari aveva contestato l'elezione).

Eppure, a dispetto di ciò, il buon Adriano Cario è rimasto tranquillamente al suo posto, a discapito di Fabio Porta, coordinatore Pd per il Sud America. Salvato, udite udite, si sussurra nei palazzi che contano, da Giuseppe Conte (M5S) e Matteo Salvini (Lega), "amici" del senatore Ricardo Merlo, fondatore e presidente del Movimento Associativo Italiani all'Estero (Maie). Solo rumors, sia beninteso. Che vanno presi col più classico dei benefici dell'inventario. Anche se sono in molti a ricordare quando Merlo cercó di "salvare" il governo Conte dandosi da fare contattando parlamentari indecisi raggruppandoli sotto il nome di "Responsabili".... (tentativo miseramente fallito.....)

Però viene spontaneo porgersi una domanda: se così non fosse stato, se non ci fosse stata una volontà politica di salvaguardare il Maie, per quale motivo sarebbero caduti nel vuoto gli appelli lanciati dalla Lega Argentina, ( il cui coordinatore minaccia oggi le dimissioni per lo schiaffo subito dal suo stesso partito ) dal Pd, da Fratelli d'Italia e da Italia dei valori che, appunto, chiedevano l'annullamento dell'elezione di Cario? Fuor di metafora: è vera giustizia questa? Aver accertato precise irregolarità nel voto e poi lasciare un parlamentare al suo posto, come se nulla fosse accaduto? E allora torniamo al punto iniziale: che senso ha "consentire" il voto agli italiani che risiedono all'estero se poi vince chi imbroglia. E per il futuro? Accadrà di nuovo?

Insomma: quanto vale, realmente, il voto all'estero se poi vengono (pure) conteggiare le schede "pezzottate"? Possibile che non ci si renda conto che, di questo passo, da Sidney a Buenos Aires, da New York a Berlino, saranno sempre più pochi i nostri connazionali che si recheranno alle urne (come accaduto, tra l'altro, per le elezioni del Comites, praticamente disertate dalla maggioranza degli aventi diritto)? Si chiama disaffezione. O, se preferite, mancanza di fiducia nei confronti di uno strumento nato e pensato per essere democratico, ma poi diventato il solito mezzuccio per i pochi noti di turno. Bene, se questa è democrazia, tanto vale allora metterci una pietra sopra.
DEFINITIVAMENTE...