di Vincenzo Musacchio

 

Le criptovalute sono state create per essere l’avanguardia della nuova finanza arrembante. Consentono ai possessori di detenere e scambiare denaro indipendentemente dalla supervisione dei governi. Naturalmente quest’opportunità, oltre a essere sfruttata da comuni cittadini, è utile anche alle mafie, soprattutto, per occultare i loro guadagni illeciti.

La criminalità organizzata approfitta di questa convenienza perché la criptovaluta è conservata in “portafogli” anonimi cui si accede utilizzando una chiave digitale impersonale. Questo, ovviamente, rende impossibile l’identificazione dell’utilizzatore. Le mafie adoperano questo nuovo tipo di “moneta virtuale”, in primis, per occultare i propri guadagni criminali e poi per ripulirli e reimmetterli nei circuiti economici e finanziari legali.

L’utilizzo dei bitcoin è un ottimo strumento per il riciclaggio del denaro sporco proveniente dal traffico di stupefacenti. Sono, infatti, proprio i mercati transnazionali in cui si scambia la criptovaluta a facilitare questo tipo di operazioni da parte delle mafie. I clan hanno appreso come utilizzare più operazioni ma con piccole quantità di moneta virtuale distribuita su molti portafogli anonimi per evitare di destare sospetti sulle autorità inquirenti. Le nuove mafie hanno iniziato a operare in bitcoin anche per i pagamenti concernenti le transazioni che riguardano il traffico di armi, quello di esseri ed organi umani.

L’uso di criptovalute per il riciclaggio di denaro e per altre attività criminali, deve essere attuato sempre con modalità tali da non destare sospetti. Per soddisfare questa esigenza, è emersa un’economia criminale secondaria in cui i clan mafiosi reclutano soggetti ad hoc le cui identità sono utilizzate per acquistare volumi di cripto valute tali da far sembrare che vi siano tanti acquirenti diversi. Non acquistando grandi quantità di bitcoin con l’utilizzo di transazioni apparentemente più piccole, i mafiosi possono evitare di essere scoperti e continuare a sfruttare l’opacità offerta dalle cripto valute.

Le valute digitali negli ultimi anni sono sempre più utilizzate anche dalle mafie italiane, poiché i clan pongono in essere operazioni finanziarie su una piattaforma senza controllori finanziari. La diffusione della criptovaluta ha dato al crimine organizzato italiano un nuovo strumento criminale che le consente operazioni sotterranee soprattutto nel cd. “dark web e nel deep web”. Questo ha consentito alle nuove organizzazioni criminali più progredite, come la ’ndrangheta, di trascendere i confini internazionali con il clic di un pulsante del computer o del telefonino. Per far questo, le mafie si servono anche di broker specializzati che facilitano gli scambi tra singoli acquirenti e venditori ed eludono la tecnologia “blockchain” e cioè quel registro condiviso e immutabile che facilita il processo di registrazione delle transazioni e di tracciamento delle operazioni in una rete di scambi economico finanziari.

Questa circostanza, ovviamente, complica gli sforzi delle forze dell’ordine per identificare le singole transazioni e collegarle alle organizzazioni criminali. Le tecniche investigative tradizionali come i mandati di perquisizione o l’analisi dei dati bancari, possono non essere idonee allo scopo, per cui, le forze dell’ordine e gli organi di controllo dovranno giocoforza diventare esperti nella tecnologia “blockchain”, per essere meglio attrezzati nella lotta contro le mafie che utilizzano le cripto valute per scopi criminali.

Per tutti questi motivi, occorrerà anche una migliore e soprattutto più efficace regolamentazione. Il legame tra bitcoin e mafie andrà studiato e approfondito perché l’anonimato offerto dalle valute digitali fornisce ai mafiosi quella privacy che da molto tempo cercavano. Si potrebbe iniziare creando una nuova normativa che imponga agli utenti di cambio valuta digitale di rivelare la propria identità. Sarebbe utile anche poter adottare una norma che allinei le valute digitali alla legislazione esistente in materia di antiriciclaggio. Le nuove mafie hanno scoperto come monetizzare utilizzando le nuove frontiere digitali, per cui, continueranno a operare in quest’ambito fino a quando non ci saranno confini e persisteranno vuoti normativi che consentiranno loro di agire con sicurezza e rischi molto bassi di essere scoperti.