Di STEFANO CASINI

Le spiagge, un sole nascente e una terra splendida che ha attratto tanti connazionali: Rocha. Era un’epoca nella quale milioni di emigranti italiani andavano in cerca di un futuro migliore per la propria vita e le proprie famiglie. 

Molti di loro sono venuti a Rocha in cerca di opportunità. Questa terra prometteva ciò che prometteva il futuro dell'Uruguay, mentre molti italiani si imbarcavano in un'avventura cercando nuovi destini, a volte senza sapere dove sarebbero arrivati, senza sapere dove sarebbero andati a risiedere o addirittura dove avrebbero potuto dormire al loro arrivo. 

Le navi arrivavano a Montevideo, giovane e movimentata capitale del XIX secolo che li stava aspettando. Cercavano soluzioni nell’ufficio immigrazione che li annotava e diceva loro in quale regione c'era carenza di manodopera.

Con le loro valigie e bauli e un grande entusiasmo, coloro che non hanno optato per la capitale, sono arrivati alle loro destinazioni, tanti e in tutto il Paese. Quello che c'era di più, a quel tempo, era il lavoro nelle campagne e c'erano molti italiani che conoscevano molto bene quel lavoro. Inizia lo sviluppo delle masserie, nei territori quasi vergini dove gli italiani coltivavano un po’ di tutto intorno ai cordoni urbani. Gli italiani non avevano una cultura del bestiame, ma si di frutta, verdura, piantagioni di qualunque cosa ci venga in mente. 

La Societá Italiana di Rocha è stata fondata il 13 febbraio 1876 ed ha operato per molti anni in diversi luoghi fisici, ma, sostanzialmente, nelle case degli italiani che prestavano le loro stanze per incontrarsi. Questa società è stata, per lungo tempo, un sostegno per tutti gli immigrati che venivano a Rocha. Come funzionava la Società Italiana di Rocha Fratellanza? Dava letti e cibo agli italiani appena arrivati mentre il numero di connazionali a Rocha, nel XIX secolo, aumentó di continuo.
Venivano da tutte le regioni, ma principalmente da Liguria, Piemonte, Lombardia e Campania. C'era lavoro per chi voleva davvero lavorare e molti italiani si arricchivano, lavorando dall'alba al tramonto, mentre la Societá cominciava a crescere esponenzialmente. 

L'edificio, oggi monumento storico nazionale, iniziò a essere costruito nel 1888 e la facciata fu completata nel 1910, divenendo uno degli edifici più belli della città. Molti storici sostengono che, per la quantità di simboli massonici, la sede fu anche un tempio della Massoneria e molti italiani appartenevano a questa istituzione che era stata fondata in Uruguay nel 1856. 

Il compianto Prof. Voltair Barboni, disse che suo nonno aveva fatto, a suo tempo, una donazione di 100 mattoni per l'opera. Cosí fu come si costruí il palazzo della Societá Italiana, poco a poco, grazie al contributo di centinaia di italiani, dai più poveri ai più ricchi. 

La Societá Italiana de Rocha, all'epoca, come tutte le associazioni italiane dell'interno, prestava assistenza medica e nel 1898 acquisì personalità giuridica sotto la presidenza di Giuseppe Borsani, che presentò istanza al Ministero dell'Interno, incaricato delle procedure di iscrizione per operare onestamente. 

Negli anni '30 la Società era molto attiva. Le feste dei santi o del Regno erano multidinarie e si svolgevano nelle campagne di proprietá di italiani e, a volte, partecipavano fino a 1000 persone. Si mangiava pasta e pizza e i bambini partecipavano con i genitori e i nonni. Con il passar del tempo, i fondatori cominciarono a morire e, purtroppo, la Societá soffrì molto, mentre i discendenti si "acriollaban” perdendo interesse per l'appartenenza italiana.

Il declino della Societá fu continuo e si decise di affittare le strutture al Rocha Athletic Club ma, ci furono sempre discendenti di italiani nel Consiglio Direttivo e la Societá, continuò ad esistere e, fino ad oggi, è una delle istituzioni con il maggior numero di soci e un pilastro nella vita quotidiana nella città di Rocha. È il Club sociale più frequentato della cittá e continua a mantenere quell'italianità che, pur svanendo un po’ nel tempo, è ancora viva. Dal 1876, la Società Italiana di Rocha continua ad esistere ed è l'orgoglio di tutti gli abitanti.

STEFANO CASINI