Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel 52esimo anniversario della strage di Piazza Fontana, ha voluto ricordare le vittime con una intensa e profonda lettera. "Le lunghe vicende processuali hanno lasciato vuoti e verità non pienamente svelate. Si tratta di ferite aperte, non soltanto per le famiglie delle vittime, ma per la Repubblica intera. Tuttavia, nonostante manipolazioni e depistaggi, emerge nettamente dal lavoro di indagine e dalle sentenze definitive la matrice eversiva neofascista e l'attacco deliberato alla vita democratica del Paese”, ha scritto Mattarella. Secondo il Presidente, quello che accadde il 12 dicembre del 1969 a Milano, fu un duro attacco a tutta la democrazia, “Tutto questo è stato chiaro ben presto alla città di Milano e alla comunità nazionale. La risposta unitaria, solidale, di popolo contro il terrorismo, e contro tutti i terrorismi che insanguinarono l'Italia dopo piazza Fontana, è risultata decisiva per isolare, sradicare e quindi sconfiggere l’eversione”. La bomba lasciata alla Banca Nazionale dell'Agricoltura causò 17 morti e 88 feriti ed è considerata da molti la madre di tutte le stragi in Italia; storici e analisti considerano, infatti, quell’episodio come l’inizio della strategia della tensione. Secondo il Presidente Mattarella, ”La prova a cui l'Italia venne sottoposta fu drammatica. Ma vinse la democrazia, e con essa prevalsero i valori di cui la Costituzione è espressione. Anche per questo è necessario fare memoria. La democrazia è un bene prezioso che va continuamente difeso e ravvivato. E l'unità che il nostro popolo ha saputo manifestare, quando l'aggressione ha riguardato i diritti fondamentali della persona e le basi stesse della convivenza, costituisce un patrimonio tuttora prezioso. Passare il testimone alle generazioni più giovani vuol dire trasmettere quella civiltà che è frutto di storia, di cultura, di sacrificio e intelligenza collettiva”. Per quella strage furono condannati, anche se 32 anni dopo i fatti, i neofascisti Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, tutti condannati all’ergastolo dalla seconda corte d’Assise di Milano. Tre anni invece furono dati a Stefano Tringali per favoreggiamento.z