Dopo la tavola rotonda, e a commento della stessa, dedicata a diritti e cittadinanza degli italiani all'estero, a concludere la seconda giornata della IV Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province autonome-CGIE, è stato il dibattito tra i consiglieri del Cgie, che ha visto la partecipazione anche dei parlamentari eletti all'estero, tra cui Ungaro e Garavini.
A prendere parola per primo Nello Gargiulo, che ha parlato di "reciprocità". Secondo lui, infatti, servono programmi di formazione culturale "voluta da Roma", importanti perché possono "alimentare l'italianità". Non vanno trascurati, poi, a suo parere, gli aspetti "culturali e sociali" che potrebbero avere questi. Secondo Gargiulo, "non bisogna confondere gli obiettivi con gli strumenti. I programmi devono essere focalizzati agli italiani, specie quelli più umili, più poveri. E l'indomani potrebbero tornare in Italia a ripopolarla". Per questo, secondo il consigliere, "è così importante la reciprocità, che all'inizio della migrazione era il mutualismo".

A seguire è intervenuto Gerardo Pinto, consigliere Cgie per l'Argentina, che ha richiamato l'importanza dei giovani e lo ha fatto ricordando il Seminario di Palermo. Facendolo ha evidenziato l'importanza dei progetti congiunti che creano legame, ma soprattutto sono dei programmi concreti, cosa secondo lui "fondamentale per questa assemblea".
Paolo Brullo, Cgie Germania, si è focalizzato invece su un altro tema, sui bisogni della gente e sui bisogni politici, augurandosi dunque una maggiore possibilità di consultazione rispetto alle decisioni.

Norberto Lombardi si è concentrato poi sul "soft power", sottolineando le non scarse risorse economiche dedicate dall'Italia sulla lingua e la cultura, quanto piuttosto puntando il dito sullo "scordinamento". Manca infatti "il gioco di squadra", e secondo lui la soluzione migliore sarebbe creare "un'agenzia di scopo". L'Italia, a suo modo di vedere, ha fatto "uno sforzo considerevole per il fondo della lingua e della cultura italiana. Nel prossimo triennio, sono stati messi a disposizione circa 140 milioni". Ma c'è un problema: "la ripartizione è stata fatta in modo molto difficile da capire. E queste risorse, che dovrebbero essere aggiuntive, sono finite nel canale ordinario". Lombardi, ha poi voluto sottolineare anche altri problemi di formazione: "abbiamo un impianto notevole, però da alcuni anni sta soffrendo una fase di transizione che danneggia l'efficacia nei territori esteri". Per lui, dunque, c'è una chiara esigenza: "dotarsi di personale che si occuperà della proposta formativa, culturale e linguistica italiana all'estero".

È stata poi la volta del primo parlamentare all'estero, Massimo Ungaro di Italia Viva. Secondo il deputato è importante "rilanciare una riforma che metta in sicurezza il voto all'estero. Cario è decaduto e questo certifica che il voto all'estero non è sicuro. Dobbiamo introdurre riforme per mettere in sicurezza il voto, poiché questo delegittima gli italiani all'estero, deruba la rappresentanza democratica delle nostre comunità. Dobbiamo agire insieme per preservare la legalità". Più avanti, nel suo intervento, Ungaro ha poi portato in sala un'altra problematica, il tema della rappresentanza, "cambiata" con il taglio dei parlamentari, e che dunque "va ripensata", interrogandosi su "cosa succede all'estero?".
Scoraggiato l'intervento della consigliera del Cgie Silvia Alciati: "molti cittadini all'estero, nelle recenti elezioni dei Comites, non hanno avuto espletati i loro diritti. E dalla tavola rotonda non vedo proposte concrete. Non vedo una reale volontà di portare un cambiamento. Abbiamo detto di ciò che manca, ma non abbiamo proposto niente. Speravo di trovare progettualità, e invece ci ritroviamo a parlare tra di noi. Un Ministero per gli italiani nel mondo potrebbe aprire una porta nuova".

Rispondendole, il Segretario Generale del Cgie, Michele Schiavone, ha spiegato "è già un successo che siamo qui. Le condizioni per questo evento erano difficili. Purtroppo siamo in una situazione di precarietà, ci siamo impegnati su tre argomenti che cercheremo di proporre nel documento finale. Si poteva fare di più, ma in due anni e mezzo abbiamo dimostrato di essere un organismo che non si è mai tirato fuori dai problemi. Coraggio".

Poi, è stata la volta del Consigliere della Cgie, Franco Dotolo, anch'egli piuttosto sconfortato, ma che è partito da un presupposto: "gli italiani all'estero vogliono fatti". Per spiegarsi meglio ha voluto fare un parallelo tra la Conferenza odierna e l'ultima fatta, quella di 12 anni fa: "se si mette attenzione sui punti finali della conferenza del 2009, quasi nulla è stato mantenuto. Immagino che anche il documento finale di questa conferenza sarà ricco di intenti ma sarà difficilissimo poi mantenerli". E rispetto alla rappresentanza "bisogna fare una riflessione seria. Nel passato avevamo obiettivi e li abbiamo mantenuti, ma ora credo che bisognerebbe riconvocare gli stati generali dell'emigrazione per ottenere qualche risultato". Infine, Dotolo si è detto particolarmente preoccupato "dalla scarsa partecipazione dei Comites", primo tassello perché possano "cadere", "poi cadrà anche il Cgie e cadranno anche i parlamentari all'estero", ha allarmato.

La senatrice di Italia Viva eletta in Europa, Laura Garavini, dal canto suo si è detta soddisfatta dei concetti usciti dalla tavola rotonda pomeridiana. Soprattutto alla luce del fatto "che ci troviamo a una svolta: capire cosa ne sarà del futuro delle rappresentanze degli italiani all'estero". La senatrice ha dunque spiegato che ad oggi "andiamo incontro a una restrizione delle rappresentanze, ciò significa che le rappresentanze di base devono necessariamente acquisire un ruolo ancora più importante di quello che non abbiano oggi". Meno rappresentanza più elettorato, significa, a parere della senatrice, che le rappresentanze di base devono "essere il nesso". Altro concetto importante, per l'eletta all'estero, è il "riconoscimento del fallimento dell'inversione dell'opzione". Ma qual è la prospettiva per le rappresentanze? "Questo consesso - ha affermato l'eletta all'estero - è la sede giusta, il Cgie è chiamato ad essere artefice di risposte e proposte. A partire dal mettere in sicurezza il voto".

Un grande grazie al Cgie lo ha rivolto, in rappresentanza delle Consulte Regionali, Maria Tirabassi. "Non è possibile che non ci sia uniformità di comportamenti fra Regioni e Consulte. Noi ci mettiamo il cuore e il Cgie ci ha sempre considerato, abbiamo sempre collaborato".
Ha chiuso il dibattito il consigliere del Cgie, Tony Màzzaro, che si è concentrato sul flop delle elezioni del Comites legato all'inversione dell'opzione: "non siamo riusciti a far sentire la nostra voce" ha spiegato, riferendosi anche alla Conferenza odierna. Poi, concludendo, ha parlato di lingua e cultura, spiegando: "dobbiamo ripartire dagli asili e riprendere il discorso dei soggiorni linguistici in Italia, trasformando le vecchie colonie in veri soggiorni linguistici. Se la politica è sorda, o viene solo per parlare, dobbiamo essere noi propositivi e dare il là per cominciare a cantare".
"Noi non abbassiamo la guardia e teniamo la schiena dritta - ha chiosato il Segretario Schiavone dando appuntamento a domani mattina -. Guardiamo avanti con la convinzione di essere nel giusto, rappresentando chi crede ancora in un futuro migliore"