di Juan Raso

 

Una nuova notizia ha sorpreso il mondo del lavoro in tempi di algoritmi, intelligenza artificiale e applicazioni per le comunicazioni: la possibilitá di licenziare i lavoratori in forma collettiva attraverso sistemi di videoconferenza come “zoom” o “teams”. 

Il primo caso si é verificato negli Stati Uniti dove la societá Better.com ha licenziato via “zoom” a 900 dipendenti. Infatti il 7 dicembre scorso l’amministratore delegato della societá finanziaria, che gestisce mutui per la casa, ha annunciato la misura che coinvolge il 9% del personale. La comunicazione é avvenuta a ridosso delle vacanze di Natale, attraverso un messaggio secco preregistrato, senza alcuna empatía e nessuna possibilitá di replica. "Se sei in questa chiamata – ha detto il Ceo 

della compagnia Vishal Garg - fai parte dello sfortunato gruppo che viene licenziato. Il tuo impiego qui è terminato con effetto immediato". La stampa, tra cui la CNN, ha commentato che tra i licenziati vi era anche il team dedicato a diversità, equità e inclusione nell’azienda. 

Ma la notizia non finisce qui. Pochi giorni dopo in Italia, la filiale della Multinazionale Yazaki con sede a Grugliasco (prov. di Torino) ha licenziato in tronco con una videochiamata  tre dei suoi 91 dipendenti. Anche in questo caso i lavoratori non hanno avuto alcuna possibilitá di replica. Come informa La Stampa, il noto giornale della capitale piemontese, Yazaki Italia é una società multinazionale che produce e commercializza cablaggi e sistemi di distribuzione elettrica per autoveicoli. La compagnía ha utilizzato Teams, una delle tante piattaforme on line che servono per le riunioni a distanza, per comunicare la propria decisione ai dipendenti, a cui é stata negata la possibilitá di replica.

Ne hanno dato notizia i sindacati Cgil e Cisl. “Sono stati chiamati all’improvviso via l’applicazione “teams” dai responsabili italiani dell’azienda, dicendo che era stato deciso così a livello europeo e che loro non potevano farci niente e li hanno licenziati” — ha raccontato Stefania Zullo della Fisascat Cisl Torino al Corriere della Sera.

Queste notizie mi fanno ricordare un bel film di George Cooney (“Up in the air”, titolato in italiano “Tra le nuvole”), in cui l'aitante attore ricopre il ruolo di un professionista dei licenziamenti. Le multinazionali lo contrattano perché vada a licenziare persone in diversi paesi, e lui con aria mesta e umana spiega ad ognuno il motivo dell'allontanamento, li ascolta, promette soluzioni. E’  vero che lo fa per professione, ma almeno il lavoratore riceve la dolorosa notizia (perché il licenziamento continua ad essere nel secolo XXI uno dei momenti piú dolorosi della vita) in modo umano. Il licenziamente per videochiamata – per di piú preregistrata – é la modalitá piú perversa del datore di lavore di nascondersi dietro lo schermo di un cellulare o una laptop per comunicare una decisione davvero penosa.

Licenziamenti di tal sorta umiliano la condizione umana. Lo ha ben capito – e subito – il nostro Ministro del Lavoro Andrea Orlando, che ha dichiarato due giorni dopo: "Non è giusto che possa cascare un licenziamento come una tegola dal tetto sulla testa di chi passa. Oggi c'è la notizia di un'azienda collocata nella cintura di Torino nella quale i lavoratori sono stati licenziati su Teams", piattaforma Internet di comunicazione tra le persone. "Non è possibile che questo avvenga, non corrisponde alle indicazioni della nostra Costituzione e soprattutto butta via un patrimonio che si è costruito con la fatica... Non possiamo diventare un Paese dove si viene a fare le vacanze, ma un Paese che deve mantenere un patrimonio industriale".

Condivido pienamente le affermazioni di Orlando: ogni licenziamento é doloroso, sia per chi deve annunciarlo, che per il lavoratore. Ma nascondersi dietro ad internet, lanciare una decisione cosí attraverso una registrazione, non guardare negli occhi al lavoratore, offende la dignitá umana, quella dignitá che come ben dice il Ministro, é protetta dalla nostra Costituzione.