Silvio Berlusconi (foto depositphotos)

Ore cruciali per la corsa al Quirinale: venerdì è in programma il vertice dei partiti di centrodestra dove il nome più caldo per la poltrona di Presidente della Repubblica (sia pur mai finora "ufficializzato"), resta, al momento, quello di Silvio Berlusoni. Proprio ieri, parlando di un'eventuale nomination dell'attuale premier, Mario Draghi, al Colle, il Cavaliere era apparso lapidario: "Se Draghi non resta a Palazzo Chigi, Forza Italia esce dalla maggioranza e si va al voto anticipato". Tranchant, insomma, l'ex presidente del Consiglio.

LA POSIZIONE DI GASPARRI
Un modo, quello del fondatore di Fi, per sgomberare il campo da eventuali "rivali" per la rincorsa alla poltrona di Capo dello Stato. Reinverdito, proprio oggi, dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri il quale, in un'intervista a "Il Messaggero", ha precisato: "Quando Silvio Berlusconi sostiene che se Mario Draghi venisse eletto al Quirinale sarebbe inevitabile un ritorno alle urne "non sta facendo una minaccia ma una semplice constatazione".

SALVINI SI DISSOCIA DAL CAV
Tuttavia, le parole del Cav sono state duramente criticate dal leader del Pd Enrico Letta, che le ha ritenute "molto gravi", invitando a non fare "muro contro muro" sulla scelta dell'erede di Sergio Mattarella. A far rumore, tuttavia, più che la presa di posizione dei dem, è stata quella del segretario della Lega, Matteo Salvini il quale, a proposito di un'eventuale nomination di Draghi al Quirinale, si è smarcato da Berlusconi, dicendo chiaro e tondo che: il Carroccio "resterà al governo" anche senza l'ex "numero uno" della Bce.

DA CI VIA LIBERA A BERLUSCONI
Nel frattempo, in tema di candidature, il Cavaliere ha incassato  pure l'appeasement di Coraggio Italia che, tramite il suo leader, Luigi Brugnaro, ha precisato di non voler mettere "veti a Berlusconi". "Abbiamo già detto che per noi è eleggibile ma a patto che ci siano le condizioni politiche" ha precisato il sindaco di Venezia. "Anche con Renzi c'è un dialogo aperto, ripeto noi non mettiamo veti a nessuno".

L'EX PREMIER TESSE LA TELA
Tradotto in soldoni: differenze strategiche a parte con gli alleati leghisti (ma solo in tema di permanenza nel governo), il leader forzista può tessere la sua tela per raggiungere quota 505, il numero di voti necessario per potersi accomodare sul Colle più alto.