Di CARLO CATTANEO

Quest’anno cade il 65esimo anniversario di “On the Road”, il libro di Jack Kerouac, papà della Beat Generation, pubblicato nel 1957, dopo lunghi anni di attesa da parte dello scrittore. Del Beat Movement fanno parte come figure fondanti due italoamericani, tra cui Gregory Corso, che scrive con il titolo La Bomba: “Incalzatrice della Storia Freno del tempo Tu Bomba Giocattolo dell’Universo Massima Rapinatrice di cieli”. La bomba più recente si è abbattuta sul mondo degli italiani all’estero, ormai diventato obsoleto nelle descrizioni ufficiali del passato e incancrenito negli inni alla mobilità geniale e iperlaureata. La 21esima Regione dei 6.5 milioni di iscritti all’AIRE è praticamente scomparsa dal sentire comune dell’opinione pubblica italiana, della politica, dei Ministeri, di enti, istituzioni e furbetti, che ci hanno costruito sopra ricchi spazi di interventi inutili, tutti ad usum delphini, vale a dire della propria tasca, carriera, scalata a piccoli o non tanto piccoli vertici. Distrutta dal taglio dei parlamentari eletta all’estero e dai vergognosi limiti posti al meccanismo di elezione dei Comites, ulteriormente piagato da insipienze e velleità dittatoriali di una minoranza deleteria di Consoli in giro per il mondo, la rappresentanza delle comunità italiana all’estero sta per perdere ogni parvenza di vera forza rimasta nel CGIE – Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. La Bomba è scoppiata qualche giorno fa e ha fatto un fulmineo giro nelle chat e i social di tutto il mondo. La bomba è la tabella delle assegnazioni del numero di eligendi Consiglieri ai diversi Paesi. Eccola qui:  

Tabella di ripartizione geografica dei membri del CGIE (prevista dagli articoli 4, 8, 13, 14 e 17 della Legge 368/1989, modificata dall'art. 19-bis della Legge 89 del 23 giugno 2014) 

ORGANICI DEI MEMBRI RESIDENTI ALL'ESTERO

2015 2022
EUROPA
AUSTRIA 0 1
BELGIO 3 2
FRANCIA 4 4
GERMANIA 7 6
PAESI BASSI 1 1
REGNO UNITO 2 3
SPAGNA 1 2
SVIZZERA 6 5
TOTALE EUROPA 24 24
AMERICA DEL SUD
ARGENTINA 7 7
BRASILE 3 4
CILE 1 1
PERU 1 1
URUGUAY 1 1
VENEZUELA 1 1
TOTALE AMERICA DEL SUD 14 15
AMERICA DEL NORD
CANADA 1 1
STATI UNITI 2 2
TOTALE AMERICA DEL NORD 2 2
OCEANIA
AUSTRALIA 1 1
TOTALE OCEANIA 1 1
AFRICA
REPUBBLICA DEL SUDAFRICA 1 0
TOTALE AFRICA 1 0
TOTALE ELETTI ALL’ESTERO 43 43

Il quadro si commenta da sé. Gregory Corso si chiedeva: “E non ha San Michele una spada infuocata San Giorgio una lancia Davide una fionda”? Il CGIE non ha Santi e non ha nemmeno una fionda contro il Golia dell’aderenza al dettato della legge da parte dei solerti, ineccepibili, funzionari, protetti dai dettami del maligno e profondamente miope e stupido articolo 19bis della legge n. 89 del 23 giugno 2014. Non vogliamo scrivere e non ripeteremo che i gerarchi di un ventennio, non solo italiano e comunque da non dimenticare, si sentivano privi di colpe perché applicavano alla lettera leggi e ordini superiori anche quando lesivi della vita e del bene comune. Il CGIE fu istituito nel lontano 1989 per rappresentare tutte le comunità italiane nel mondo. Il totale dei Consiglieri eletti all’estero, allora 65 su 94, rifletteva un numero molto maggiore di Paesi, compreso il lontano nord scandinavo, il Messico, l’America centrale e almeno un altro Paese in America del sud. Asia e Paesi dell’ex Cortina di ferro non erano ancora contemplati, perché 33 anni fa era appena caduto il muro di Berlino e l’esodo verso l’Est entro o al di là degli Urali non era ancora iniziato. L’Africa aveva 3 Consiglieri. Uno era eletto per l’Africa settentrionale di lingua e cultura francofona, quindi legato alla Commissione Continentale europea, che ancora lo cita nelle sue convocazioni, rispettando irragionevolmente una dizione di legge che si riferisce a qualcosa che non esiste più.  Gli altri due erano scelti nella Repubblica del Sudafrica che, al momento delle prime elezioni del CGIE, stava ancora lottando per l’abolizione dell’apartheid, la cui fine è ufficialmente datata 27 aprile 1994, nel giorno che vide l’elezione di Nelson Mandela a Presidente. Ai sensi della nuova –politicamente incomprensibile – tabella, l’Europa e la maggioranza assoluta dei Consiglieri europei – 24 su 43 più 17 di nomina governativa residenti in Italia per un gran totale di 41 italiani allocati all’Europa su 63 – se la canta fra se stessa, con i mugugni di Belgio, Germania e Svizzera costretti a cedere un Consigliere l’uno a Austria, Inghilterra e Spagna. L’America del Nord e l’Oceania rimangono invariate e ridicolmente sottorappresentate se si considera la loro importanza geopolitico-economica. Nell’estero non europeo, il Brasile guadagna un Consigliere, mentre il Sudafrica perde il solo rappresentante eletto per un intero Continente. Ovviamente non c’è d aspettarsi che i mattatori di Europa e America Latina scendano concretamente in campo per ridare almeno una voce a un continente fondamentale per l’Italia, non soltanto per l’equilibrio della politica nel Mediterraneo, ma anche per la crisi degli immigrati africani per disperazione, che approdano con grande rischio principalmente nei porti italiani. E non sfuggono all’analisi le considerazioni di interessi di Partiti e Movimenti nel privilegiare un’area invece di un’altra con la conseguente gratitudine nei confronti di chi lo ha reso possibile. La tabella può essere modificata soltanto dal Presidente del CGIE, il Ministro Di Maio che ha il potere e il compito di emanarla. Oppure si può trovare una soluzione legislativa rapida: il solito decreto legge presentato per necessità e urgenza, ambedue condizioni esistenti, anche in virtù della situazione COVID nel mondo. C’è molto altro che rema contro la nascita di un nuovo CGIE davvero rappresentativo e pienamente legittimato. Ne parleremo la prossima volta.