di Alessandro Camilli

Metti un Superbonus, cioè lo Stato che ti dà in rimborso fiscale il 10 per cento più di quanto tu fatturi. Fatturi 100 e lo Stato ti dà 110. Metti un Superbonus così a coltura nella terra madre della fatturazione falsa, là dove la fattura falsa è arte artigianale, lavorazione di piccola e media impresa, specialità e routine di bottega e studio. E cosa avrai dopo tale semina in tali campi?

Avrai appena e subito al primo raccolto fatto al volo e in superficie 4 miliardi di euro di fatturazioni false, avrai un fiorire di “imprenditoria diffusa” della fattura falsa intorno al 110 per cento. Avrai luoghi dove crescono richieste di rimborsi fiscali per lavori mai eseguiti ma dotati di fattura, avrei il germogliare di crediti fiscali fasulli e che però hanno un mercato e vengono scambiati. Come si fa per le banconote false, ad una frazione del loro valore nominale.

Avrai una super truffa, super per dimensioni e adesioni, ai danni dello Stato. Quattro i miliardi contati finora da Agenzia delle Entrate (quella che paga) come rimborsi truffaldini. E avrai, come dimenticare, forze politiche e sociali (nella fattispecie M5S e il settore edilizio) che fieramente si oppongono alla “stretta dei controlli” perché “soffocherebbe” e “metterebbe in ginocchio”. Insomma far girare i soldi e far lavorare i cantieri val bene una truffa di massa ai danni della cassa pubblica. Già sentita questa…in realtà è da almeno mezzo secolo che questa musica suona da queste parti.