di MARCO FERRARI

Il suo volto ha accompagnato i mutamenti dell'Italia, dal boom industriale al nuovo millennio. Monica Vitti, nata Maria Luisa Ceciarelli, è morta a Roma all'età di 90 anni, città dove era nata il 3 novembre del 1931, figlia di un ispettore del commercio estero e di una donna bolognese, Adele Vittiglia. Da bambina aveva vissuto a Messina per circa otto anni a causa del lavoro del padre. In famiglia era soprannominata scherzosamente "setti vistìni" per il modo in cui cambiava sempre vestiti. E "Sette sottane", traduzione del nomignolo infantile, diventò poi il titolo del suo primo libro autobiografico, edito nel 1993, seguito da "Il letto è una rosa". Scoprì la passione per il teatro durante la guerra, mentre giocava con i burattini dilettando i fratelli, distraendoli così da un periodo molto buio, si iscrisse alla Accademia d'Arte Drammatica nel 1953, debuttò in teatro con Sergio Tofano e nel cinema nel 1954 con "Ridere! Ridere! Ridere!" di Edoardo Anton.

A darle la notorietà internazionale ci pensò Michelangelo Antonioni, con il quale condivise una lunga relazione. Fu il regista ferrarese a farla divenire il volto dell'esistenzialismo italiano con la celeberrima tetralogia della cosiddetta dell'incomunicabilità, interpretando il ruolo di Claudia nel film "L'avventura" (1960), la tentatrice Valentina in "La notte" (1961), la misteriosa e scontenta Vittoria de "L'eclisse" (1962) e la nevrotica Giuliana in "Deserto rosso" (1964). Nella sua seconda fase professionale si trasformò nella regina della commedia all'italiana accanto ad Alberto Sordi. La sua ultima apparizione era stata nel 2001 al Quirinale nella cerimonia di consegna dei David di Donatello. Fu vittima di una gaffe giornalistica incredibile: il 3 maggio del 1988 il prestigioso quotidiano "Le Monde" ne annunciò la scomparsa. In realtà all'inizio del nuovo secolo venne colpita da una malattia tipo Alzheimer che la portò a perdere la memoria, sempre assistita dal marito, il fotografo di scena e regista Roberto Russo.

"Ci conosciamo da 47 anni, nel 2000 ci siamo sposati in Campidoglio e prima della malattia, le ultime uscite sono state alla prima di 'Notre Dame de Paris' e per il compleanno di Sordi. Ora più di 20 anni le sto accanto e voglio smentire che Monica si trovi in una clinica svizzera, come si diceva: lei è sempre stata qui a casa a Roma con una badante e con me ed è la mia presenza che fa la differenza per il dialogo che riesco a stabilire con i suoi occhi, non è vero che Monica viva isolata, fuori dalla realtà" aveva detto il marito recentemente. Fu al Festival di Cannes del 1960 che divenne una diva grazie alla sua interpretazione de "L'avventura", ricevendo un riconoscimento che in patria non aveva ancora avuto. Divenne la moderna musa bionda dell'incomunicabilità, simbolo dell'infelicità, dell'incapacità ad amare, con un fisico particolare che ben si accostava ai suoi interlocutori, Ferzetti, Mastroianni e infine Delon. 

In Italia il successo arrivò con "Deserto Rosso", Leone d'oro a Venezia, in cui il regista, con la complicità di Carlo Di Palma (che sarà un altro suo grande amore) reinventò la realtà di Ravenna con il colore. Un rapporto che durò sino a quando Antonioni prese altre strade, girando "Blow up"anche lei imboccò una forte deviazione, facendosi incantare da Mario Monicelli, che le affidò i buffi estri vendicativi siciliani de "La ragazza con la pistola", trasformandola in un'attrice brillante, ingombrante, con la voce roca, la battuta pronta piena di doppi sensi. Eccola al centro di pellicole che divennero il simbolo dell'Italia: "Dramma della gelosia" di Ettore Scola, irresistibile triangolo politico amoroso con Mastroianni e Giannini; "Le donne sono fatte così" di Dino Risi; "Disco volante" di Tinto Brass. E poi con Salce in "Ti ho sposato per allegria", tratto da un libro di Natalia Ginzburg, in "Anitra all'arancia" con Tognazzi, nella "Tosca" di Magni con Proietti e nel triangolo di "Amori miei" ed infine nei costumi e nella "mossa" di "Ninì Tirabusciò". 

Nel 1973 il marito la diresse nella commedia all'italiananeo realista "Teresa la ladra", con cui commosse gli spettatori, uno dei titoli preferiti dall'attrice. A quel periodo appartiene un parziale ritorno al cinema d'autore con Losey in "Modesty Blaise", con Jancso nella pellicola "La pacifista" e con il maestro Bunuel in "Fantasma della libertà". E quindi il ritorno alla commedia comica nazionale formando una formidabile e duratura coppia con Alberto Sordi, anche regista e partner con cui stabilì un rapporto di fiducia. I loro film migliori sono "Amore mio aiutami!" e "Polvere di stelle" con la famosa battuta "ma n'do vai...se la banana non ce l'hai?". In questa fase si permette di girare film particolari come "Le coppie" con Enzo Jannacci, "Flirt" e "Francesca è mia", diretti dal marito e debutta lei stessa come regista in "Scandalo segreto" presentato Cannes, grazie alla conquistata stima francese. 

Ormai è un susseguirsi di titoli: "Non ti conosco più" dalla commedia di De Benedetti, il mitico "Tango della gelosia" di Steno, "L'altra metà del cielo" di Rossi a fianco di Adriano Celentano. Finalmente ritornò ai lavori di Antonioni con il complesso "Mistero di Oberwald" tratto da Cocteau. Nonostante gli impegni non abbandonò mai il suo primo amore, il teatro, affrontando anche parti difficili come quella di Marilyn Monroe nel 1964 in "Dopo la caduta" di Arthur Miller con Albertazzi, per la regìa di Zeffirelli. Infine, portò in scena due commedie comiche, la versione femminile della "Strana coppia" di Neil Simon con la Falk e la regìa dell'amica Franca Valeri"Prima pagina" di Ben Hecht, giornalista d'assalto. Da artista a tutto tondo non disdegnò la televisione ai tempi d'oro della Rai sia con spettacoli di intrattenimento sia con commedie di qualità quali "Notti bianche" di Dostoevskij e "Cilindro" con Eduardo De Filippo. Vinse praticamente in ogni festival o rassegna: sei David di Donatello, quattro Orsi a Berlino, tre Nastri d'Argento, otto Grolle d'oro e San Sebastian. Infine, nel 1995 conquistò il Leone d'oro alla carriera a Venezia, scrisse due biografie e poi sparì inghiottita dalla malattia che ha ridotta al silenzio.

A comunicare la sua scomparsa è stato Walter Veltroni: "Roberto Russo, il suo compagno di tutti questi anni, mi chiede di comunicare che Monica Vitti non c'è più. Lo faccio con dolore, affetto, rimpianto". Il premier Mario Draghi ha espresso profondo cordoglio per la morte di Monica Vitti: "Attrice di grande ironia e di straordinario talento, ha conquistato generazioni di italiani con il suo spirito, la sua bravura, la sua bellezza. Ha dato lustro al cinema italiano nel mondo. Al marito Roberto Russo e a tutti i suoi cari, le condoglianze del governo". Il ministro della cultura Mario Franceschini ha sostenuto: "Addio a Monica Vitti, addio alla regina del cinema italiano". Addolorato pure Giancarlo Giannini: "Ormai sono l'ultimo ad aver lavorato con questi mostri sacri, è giusto ricordarli. Monica Vitti era unica, nel triangolo straordinario di 'Dramma della gelosia' io ero l'ultima ruota del carro". Sconcerto anche al Festival di Sanremo: a dare l'annuncio in sala stampa è stato il direttore di Rai Uno, Stefano Coletta, a cui ha fatto seguito un lungo applauso e la commozione dei giornalisti e del conduttore Amadeus. "Con Monica Vitti se ne va una professionista capace di fare tutto" ha dichiarato Pippo Baudo che assieme a lei aveva condotto il programma 'Canzonissima'. Per Verdone "la Vitti e Anna Magnani hanno rappresentato il talento femminile ai massimi livelli. Perfetta e credibile sia nel drammatico che nella commedia lascia un'eredità dura da colmare".