Antonio Costa

Antonio Costa dovrebbe essere un esempio per tutti i socialisti e socialdemocratici europei. Non solo perché ha riconquistato il potere a Lisbona, ma anche per come ha vinto.

Costa e i socialisti portoghesi hanno dimostrato che solo una sinistra credibile e di governo, capace di offrire soluzioni realistiche e con un leader politico in grado di sedurre gli elettori, può portare i progressisti al governo. La loro vittoria merita tutta la nostra attenzione.

Costa era diventato primo ministro nel 2015. All'epoca, il Portogallo era esangue, quasi moribondo dopo la cura d'austerità che la destra aveva inflitto al Paese in seguito alla crisi greca e a quella dell'euro.

Malgrado lo scetticismo generalizzato, Costa mise in piedi una coalizione con la sinistra radicale, che suscitò non poche perplessità in tutta Europa, e in qualche anno ha portato il paese fuori dalla crisi.

Oggi, la crescita è del 4,1 %, la disoccupazione è scesa in dicembre al 5,9 %, la gestione della pandemia, sia pur con gli alti e bassi registrati in tutti i paesi, può vantare un tasso di vaccinazione del 90 per cento.

Ciò nonostante, in novembre il governo Costa è caduto. I comunisti e il Blocco della sinistra si sono rifiutati di votare la Finanziaria, considerata non abbastanza di sinistra. Costa non ha ceduto alle sirene della facilità e di un populismo di sinistra che affligge da decenni il mondo progressista. Il parlamento è stato sciolto, Costa ha chiesto ai portoghesi la maggioranza assoluta e l'ha ottenuta : la sinistra radicale ha perso voti e seggi a favore dei socialisti e dell'estrema destra.

«La maggioranza assoluta non vuol dire il potere assoluto». Una dichiarazione che significa, prima di tutto, una scelta di metodo. Il controllo del parlamento non è sinonimo di un disprezzo delle opposizioni. Ma Costa ha voluto dire anche un'altra cosa : solo il riformismo e il dialogo possono favorire il progresso della società. Trovare l'equilibrio tra la crescita economica e la giustizia sociale è l'obiettivo fondamentale di una sinistra di governo.

Tanti anni fa, alla fine di un pranzo-dibattito a Parigi, l'ex primo ministro socialista spagnolo, Felipe Gonzalez, che aveva guidato definitivamente il suo paese verso i lidi della democrazia, si fermò a chiacchierare con un drappello di giornalisti. Era l'epoca di Prodi, di Jospin, della terza via di Blair. Un altro mondo, insomma. Ma la sue riflessioni condensavano il problema della sinistra nell'Europa post-89: «Noi socialisti sappiamo come redistribuire la ricchezza, ma non sappiamo come crearla».

In questi anni, il portoghese Costa è riuscito a trovare la strada per creare ricchezza e appianare le diseguaglianze. Ha ridato un senso alla sinistra, perlomeno a quella portoghese, e alla sua politica di governo. Ha dimostrato che solo il riformismo può ottenere risultati e convincere gli elettori.

Nel 2016, lo storico Enzo Traverso ha pubblicato un libro documentato, intelligente e appassionante, Malinconia di sinistra. Ma aveva dimenticato, se non ricordo male, la sinistra che non si è limitata a coltivare le illusioni e ha ottenuto dei risultati. Quella, in fondo, meno malinconica, la socialdemocratica. Antonio Costa sembra l'erede di quella gloriosa tradizione riformista che ha plasmato l'Europa in cui viviamo.