di Stefano Iannaccone

È il preludio del Vaffa di Beppe Grillo alla sua creatura. Ai figli a cui l’ha lasciata, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio in testa. Ma anche a tutti gli altri, nessuno escluso. È l’ultima chiamata con cui invita a mediare e raggiungere un compromesso. Altrimenti c’è il baratro, il cupio dissolvi, come sintetizza il titolo post. Con il tono da oracolo, enigmatico, il fondatore ha raccolto gli appelli di quanti, contiani, dimaiani e indecisi, hanno chiesto un suo intervento, una presa di posizione tra i contendenti. Separati da una coltre di incomunicabilità e con visioni differenti. Addirittura opposte come certificato dalla trattativa per il Quirinale. “Non dissolvete il dono del padre nella vanità personale (figli miei). Il necessario è saper rinunciare a sé per il bene di tutti, che è anche poter parlare con la forza di una sola voce”, dice, ai due, Grillo. Un tono criptico, spesso usato in passato quando non aveva voglia di un’investitura diretta. Il garante, quando vuole, sa essere esplicito, eccome. Ne sa qualcosa Conte, fustigato qualche mese fa davanti all’assemblea del Movimento. “Non ha visione politica”, attaccò Grillo. Altro che metafore elevate e citazioni gandhiane.

Ma questo è il paradosso del Movimento ai tempi della sfida Conte-Di Maio: il tentativo di mediazione, quello supremo del garante, è diventato il motivo buono per un’altra zuffa. Conte è andato spedito a mettere il like al post. “Voleva interstarselo come un endorsement”, spiegano i fedelissimi di Di Maio. L’avvocato e leader del Movimento si è aggrappato all’ultimo pezzo del ragionamento, “se non accettate ruoli e regole restano solo voci di vanità che si (e ci) dissolvono nel nulla”. "Ha trovato il cavillo", dicono i dimaiani.

“Il tentativo di mediazione di Beppe Grillo è da apprezzare, ed è auspicato da molti, dispiace che qualcuno abbia provato a creare ulteriore caos e tensioni interne solo per qualche ‘like’”, ragionano ancora i parlamentari più vicini al ministro degli Esteri. Fino a giungere alla conclusione: “È chiaro a tutti adesso che non c'è la volontà di aprire una riflessione interna al Movimento”. Questo è il clima, insomma. Un appello al dialogo che allarga le distanze. Per provare a ricucire, sono all'opera altri mediatori: in prima linea i capigruppo di Camera e Senato, Davide Crippa e Mariolina Castellone. Una faticaccia.

Di Maio ha accolto il post di Grillo senza cercare un’interpretazione per forza benevola nei suoi confronti. All’attenta analisi delle parole, conoscendo il fondatore del M5S, è maturata anzi la consapevolezza di una lavata di testa a tutti “i figli”. E, appunto, la direzione del baratro, della dissoluzione, se non c’è una frenata. Secondo quanto filtra, il ministro degli Esteri è in una fase di riflessione, vuole evitare fughe in avanti. Sa che potrebbe accelerare sul congresso del Movimento, arrivare alla conta interna, provando a riprendersi la leadership. I colloqui con le ex sindache Virginia Raggi e Chiara Appendino sono un punto di partenza. Il ministro degli Esteri sta valutando, dunque. Cerca di capire chi potrebbe avere la voglia e la forza di essergli al fianco nella scalata alla leadership. Magari con un ticket al femminile.
“È ancora presto. Serve una riflessione”, ha ripetuto per l’ennesima volta Di Maio a chi gli chiedeva i prossimi passaggi. I suoi fedelissimi vogliono fare proseliti e, immancabilmente, gli interlocutori chiedono: “Sì, ma cosa vuole fare Luigi?”. Bella domanda. Perché ci sono anche le sirene centriste che lo attirano. Giovanni Toti corteggia l’ex capo politico pentastellato e il dialogo è proficuo anche con la ministra per il Sud, Mara Carfagna. Il punto di approdo è un contenitore liberale e moderato. La situazione è in fase embrionale, anche su questo fronte. “Prematuro fare analisi previsioni”, è il mantra che circola nell’inner circle del ministro. Sempre che non arriva il Vaffa definitivo di Grillo a tutti.