di ROBERTO ZANNI
L'intenzione è anche quella di correggere la convinzione che la storia dell'arte sia stata dominata dagli uomini, sempre. E in particolare in uno dei periodi più straordinari, quello che va dal 1500 al 1800. È infatti non è assolutamente vero che ci siano stati solo i maschi e che siano stati solo loro a portare l'arte a livelli sublimi. L'idea di sovvertire anche solo in parte questa idea parte dal Detroit Institute of Arts, in collaborazione con Wadsworth Atheneum Museum of Art, che dal 6 febbraio al 29 maggio apre le porte per una mostra davvero speciale: 'Bay Her Hand: Artemisia Gentileschi and Women Artists in Italy, 1500-1800' che il New York Time ha definito l'esposizione del genere più significativa mai vista negli Stati Uniti dal 2007 ad oggi.
La mostra presenta infatti le opere di Artemisia Gentileschi e altre 16 donne italiane dalla nascita del Rinascimento per arrivare fino all'Illuminismo. Sono complessivamente 57 opere provenienti da collezioni pubbliche e private degli Stati Uniti e dell'Europa. In un'epoca in cui per le donne non c'erano certo grandi opportunità per mostrare le loro qualità e la loro arte fu Artemisia Gentileschi (1593-1654) ad aprire la strada divenendo una pioniera, non solo fu in un certo senso la prima, ma si affermò come grandissima artista dell'arte barocca, attirando su di sé l'attenzione di alcune delle grandi famiglie dell'epoca dai Medici in Italia fino alla corona inglese con Carlo I. Artemisia Gentileschi nacque a Roma l'8 luglio 1593, figlia di un pittore, Orazio, che la introdusse nel mondo dell'arte. La storia di Artemisia però dall'arte finì anche nel dramma di uno stupro, violentata da Agostino Tassi, artista che doveva fungere da maestro per la giovane e invece ne approfittò nella maniera più terribile. Ci fu anche un processo, ovviamente qualcosa di fuori dall'ordinario per l'epoca e alla fine Tassi fu condannato, anche se poi non scontò mai la pena. Per la Gentileschi però non fu una vittoria, perché perse la sua onorabilità anche per la presenza di testimoni prezzolati. Una storia di oltre 400 anni fa che purtroppo può essere ancora attuale, riportata alla luce dalla rivoluzionaria mostra di Detroit. Perché i dipinti esposti non parlano solo della Gentileschi, dei suoi drammi e della sua straordinaria arte, ma danno spazio ad altre artiste italiane, meno conosciute, ma che egualmente hanno fornito un contributo importante all'arte di quel periodo e all'arte delle donne, costrette a combattere contro tutto. Così ecco Sofonisba Anguissola (1532-1625), nata a Cremona, una delle prime donne a raggiungere la fama in tutta Europa. Poi Lavinia Fontana (1552-1614) nata a Bologna, ritrattista e la concittadina Elisabetta Sirani (1638-1665) altra appartenente alla cosiddetta 'scuola bolognese' che fu una delle più prolifiche 'officine' italiane di artiste del mondo femminile molte delle quali nate in famiglie di pittori e che ebbero la possibilità di potersi esprimere nell'arte senza essere osteggiate. "Questa è un'opportunità rara ed emozionante di vedere in prima persona le opere di tante talentuose artiste italiane - ha spiegato Eve Straussman-Pflanzer co-curatrice della mostra, coordina anche l'Italian and Spanish Painting alla National Gallery of Art di Washington D.C. - è interessante considerare i modi in cui le loro esperienze sono parallele o diverse dalle artiste di oggi". Sarà un tuffo nel passato remoto, ma solo per gli anni che sono passati, dove si potrà provare a comprendere come abbiano fatto Artemisia, Sofonisba e le altre pioniere ad emergere e avere successo in un mondo, non solo dell'arte, che all'epoca era totalmente o quasi dominato dagli uomini. E la mostra di Detroit, proprio partendo da questo punto, inviterà da domenica 6 febbraio, giorni di inaugurazione della mostra, a conversazioni sulle dinamiche di genere e potere nel mondo contemporaneo.