Semaforo verde, in Consiglio dei ministri, alla riforma del Consiglio superiore della magistratura (Csm) e dell'ordinamento giudiziario, ora attesa al vaglio del Parlamento. Una delle prime modifiche che, in caso di via libera delle Camere, potrà entrare in vigore, sarà quella che impone lo stop al cosiddetto meccanismo delle "porte girevoli", vale a dire la possibilità, per i magistrati "prestati" alla politica, di poter esercitare incarichi di giudice o di pm.

STOP ALLE "PORTE GIREVOLI" PER I GIUDICI
Nella sostanza, la riforma prevede che le toghe "che hanno ricoperto cariche elettive di qualunque tipo o incarichi di governo (da parlamentare nazionale ed europeo, consigliere e presidente di giunta regionale, a consigliere comunale e sindaco) al termine del mandato, non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale". Il divieto vale per i 3 anni successivi a partire dal termine dell'incarico di governo. Allo stesso tempo, la bozza della riforma vieta anche di essere giudice ed, allo stesso tempo, di ricoprire incarichi elettivi e governativi, anche se in un territorio diverso.

MODIFICATO IL MECCANISMO DI ELEZIONE
La riforma va ad intaccare anche il meccanismo di elezione dei componenti del Csm. L’organo di autogoverno delle toghe italiane è composto da 3 membri di diritto (il Presidente della Repubblica, che lo presiede, il primo presidente e il procuratore generale della Corte suprema di Cassazione), più venti giudici togati e dieci laici. Ebbene: il sistema elettorale dei 30 giudici diventa un misto maggioritario- proporzionale, in cui cui il maggioritario è basato su collegi binominali, mentre con il proporzionale si eleggono i rimanenti 5 seggi.

RIFORMA CONDIVISA MA NON PORREMO FIDUCIA
"E' stata una discussione ricchissima e anche molto condivisa grazie anche alle numerose interazioni con i partiti e il ministro Cartabia e il sottosegretario Garofoli", ha commentato il presidente del Consiglio Mario Draghi intervenendo in conferenza stampa. "C'è stata condivisione della riforma e delimitazione delle aree con differenze di vedute e impegno ad adoperarsi con i capigruppo per avere priorità assoluta in Parlamento entro l'elezione del nuovo Csm", ha proseguito, annunciando che non ci sarà alcun tentativo di "imporre la fiducia" perché, ha detto: "c'è questa consapevolezza della necessità di un pieno coinvolgimento delle forze politiche". Quello approvato, ha sottolineato ancora il premier "è un provvedimento di portata tale che necessita di questa apertura", aggiungendo, poi, che c'è stato l'impegno "di tutti ministri a sostenere con i propri partiti questa riforma".

GIUSTIZIA RAPIDA FAVORISCE INVESTIMENTI
"Per l'ex numero uno della Bce: "una giustizia dai tempi certi, rapida, favorisce l'afflusso di investimenti stranieri", tuttavia "non direi che le questioni discusse oggi siano direttamente collegabili a questo" ha precisato. Si tratta, ha spiegato Draghi di "un lungo percorso di cui oggi è solo una parte". "Io penso che il collegamento più importante sia per ciò che fa per i cittadini italiani e per la magistratura, per il lavoro che fa la stragrande maggioranza dei magistrati" ha argomentato ancora.

CARTABIA: RIFORMA PER RECUPERARE CREDIBILITA'
Dal canto suo, il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, ha sottolineato come "la riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm" fosse "ineludibile del Consiglio ora in carica, prevista a luglio", ma anche "per accompagnare la stessa magistratura verso un percorso di recupero della piena fiducia e credibilità". "Abbiamo messo mano al sistema elettorale, riscritto il capitolo delle cosiddette 'porte girevoli' per i magistrati che entrano in politica, modificato in modo incisivo le modalità di nomina del Csm e dei vertici apicali per evitare nomine a pacchetto e accordi non virtuosi", ha aggiunto la guardasigilli. E ancora: "la riforma del Csm "era dovuta ai tantissimi giudici che lavorano ogni giorno silenziosamente. Lo dovevamo ai cittadini, che hanno diritto a recuperare la piena fiducia nei confronti della giustizia" ha concluso Cartabia.

I COMMENTI DI LEGA E 5 STELLE
"Quanto approvato è solo un punto di partenza. Il testo dovrà essere migliorato in Parlamento, così come assicurato dal premier Mario Draghi, ma un cambiamento radicale sarà possibile solo grazie ai referendum", ha commentato la senatrice Giulia Bongiorno, responsabile del dipartimento Giustizia della Lega. "La riforma del Csm ritorna al testo dell'ex ministro Bonafede e contiene quel fondamentale principio che abbiamo sempre sostenuto: lo stop alle porte girevoli fra politica e magistratura senza eccezioni. Esamineremo il testo in Parlamento, con l'auspicio di approvarla definitivamente prima del rinnovo delle cariche al Csm, ma intanto possiamo dirci soddisfatti" hanno hanno sottolineato fonti pentastellate.