Dario Argento (Depositphotos)

MARCO FERRARI

Al Festival di Berlino Dario Argento ha portato "Occhiali neri", un thriller che vede protagonista Ilenia Pastorelli e la figlia Asia Argento, che è anche produttrice. L'opera sarà in sala il 24 febbraio, dieci anni dopo "Dracula 3D".  «Era destino essere a Berlino, per la prima volta, con questo film che per me è davvero speciale» ha sostenuto la bella Asia. «Un film mitologico, - ha aggiunto, - che era andato quasi perduto. Proprio perché non sono protagonista, posso fare un passo indietro e osservare mio padre brillare con orgoglio. Nella vita ha avuto successi straordinari ma è stato snobbato da parte della critica. Che venga celebrato qui è commovente».

La scena del film è la Roma dell'eclissi oscura del sole in una torrida giornata di estate. È il presagio del buio che avvolge Diana quando un serial killer la sceglie come preda. La giovane escort, per sfuggire al suo aggressore, va a schiantarsi contro una macchina, perdendo la vista. Dallo choc Diana riemerge decisa a combattere per la sua sopravvivenza, ma non è più sola. A difenderla e a vedere per lei adesso ci sono Nerea, il suo cane lupo tedesco, e il piccolo Chin, sopravvissuto all'incidente. Il bambino cinese con i suoi grandi occhi, la voce dolce dall'accento straniero, il carattere di un ometto indipendente e indifeso allo stesso tempo, la accompagnerà nella fuga. Ossessionati dal sangue che li circonda, saranno uniti dalla paura e dalla disperata ricerca di una via di scampo, perché l'assassino non vuole rinunciare alle sue prede.

Chi si salverà? La risposta spetta solo agli spettatori. Le prime immagini sono nello stile di Argento: sui balconi e per strada la gente aspetta l'eclissi solare, mentre una giovane donna alla guida della sua auto, osserva dal finestrino quello che accade intorno. Stacco. Siamo di notte, un'escort lascia la camera d'albergo dove ha appena concluso il suo lavoro con un cliente e si avvia lungo una strada buia. Pochi passi e viene aggredita e strangolata con un laccio che le taglia la gola facendo zampillare il sangue sul marciapiede. Ecco servita la prima vittima del serial killer di prostitute di "Occhiali neri". Nel ruolo della giovane escort divenuta cieca e perseguitata dal maniaco più che mai intenzionato a farla fuori, Argento ha voluto Ilenia Pastorelli.

Scelta azzeccata perché la Pastorelli, diventata un nome grazie al successo, nel 2015, di "Lo chiamavano Jeeg Robot" di Gabriele Mainetti, in cui interpretava la dolce, svampita Alessia, riesce a essere indifesa e determinata allo stesso tempo. Mentre alla figlia Asia ha assegnato la parte di Rita, l'assistente e, poi, amica che affianca Diana per insegnarle a muoversi al buio e a farsi aiutare dal cane guida Nerea. Argento ha spiegato che, diversamente dai suoi film precedenti, in "Occhiali neri" c'è anche un lato tenero.

Una sceneggiatura scritta molti anni fa a quattro mani con Franco Ferrini (che collabora con lui regolarmente a partire da "Phenomena" del 1984): ha raccontato di non essere riuscito per molto tempo a realizzare il film "perché il mercato ricercava storie violente e senza senso, mentre io vivevo finalmente una fase di riconciliazione con i miei incubi e avevo deciso di spalancare la porta del terrore e oltrepassarla". Aggiungendo di considerare il nuovo film, "il punto di arrivo di un percorso inciso nel mio destino di autore suggestionato fin da bambino dai racconti di Poe".

E difatti Argento, figlio di un produttore cinematografico, ha cominciato a frequentare il cinema dopo la maturità prima come critico, poi con Bernardo Bertolucci come soggettista e aiuto di Sergio Leone, con cui collabora alla sceneggiatura di "C'era una volta il west" sino al debutto nel 1970, all'età di 27 anni, con "L'uccello dalle piume di cristallo". Da allora è diventato un maestro del thriller, capostipite del film giallo all'italiana, con "Il gatto a nove code" (1971), "Quattro mosche di velluto grigio" (1972), "Profondo rosso" (1975), cui ha fatto seguito, nel 1977, "Suspiria". Altri suoi successo sono "Due occhi diabolici" (1990), "Inferno" (1980), "Tenebre" (1983), "'Phenomena" (1985), "La sindrome di Stendhal" (1996), protagonista sempre la figlia Asia e "Non ho sonno", interpretato da Max Von Sidow, Stefano Dionisi, Chiara Caselli e Rossella Falk.

Davanti al pubblico berlinese Asia si è affrettata a dire: «Dario è più di un padre, è un amico. Questo fa funzionare il nostro rapporto e lo rende speciale. Fare i film è come andare in guerra, insieme abbiamo fatto tante battaglie. A otto anni andai sul set di 'Tenebre', in un'atmosfera di sacralità, intorno a lui c'era concentrazione e un po' di timore. Aveva un'energia nervosa che ho ereditato. Con il tempo si è tranquillizzato, intenerito. È un artista senza età e questo film entusiasmerà i miei figli, che sono fan del nonno». Un nonno speciale, a sentire Asia, perché con i nipoti parla di cinema e dei suoi autori preferiti, da Kurosawa a Wong Kar-wai.