di Alessandro Camilli

Mani Pulite compie 30 anni, ossificato bilancio dice: 2.565 indagati, 1.408 condannati, pena massima erogata intorno ai sei anni. Ma bilanci fatti così dicono veramente poco. Alle indagini e al dibattimento su imprenditoria, amministrazione e consenso al correre illecito e all'illegale distribuire denaro pubblico non sono di fatto mai stati chiamati due attori protagonisti tutt'altro che comparse e figuranti: la società dei mestieri e professioni e l'elettorato. Mani Pulite qualunque cosa sia stato nella sua genesi e nel suo progredire, una caratteristica l'ha avuta prontamente e una funzione l'ha subito assolta: esentare il cittadino comune, la cosiddetta gente, da ogni responsabilità. Mani Pulite come somma e intreccio di indagini giudiziarie non poteva  e non doveva, ma Mani Pulite come fenomeno politico, culturale e mediatico avrebbe dovuto.

Cosa? Per essere e avere davvero le mani eticamente pulite Mani Pulite dei giornali e della pubblica opinione avrebbe dovuto prendere atto e mostrare come la cosiddetta "gente" non si sottrasse a far da palo alla spoliazione-saccheggio di denaro pubblico. Mani Pulite fu alla fine il raccontarsi, falso, di un solo colpevole, maligno di natura: il ceto politico. Loro i corrotti, la gente brava gente. Un magnifico alibi per una società civile che accettava di pagare tangenti per avere appalti gonfiati, per segmenti di territori sociali ed elettorali che praticavano, anzi rivendicavano voto di scambio, anzi trattavano sul prezzo. Mani Pulite fu lo scoperchiamento del grande palazzo della corruzione e insieme il grande alibi che il paese diede a se stesso elaborando il concetto della politica come attività criminogena, insomma il politici tutti ladri, loro e solo loro.
Effetto collaterali pesantissimi - In rapida successione: l'idea e la prassi della politica come emanazione/attuazione del volere, contingente ma cogente, della gente. Lo stabilirsi di una Costituzione materiale percepita secondo la quale ogni istituzione è bacata e degna di sospetto mentre ogni aggregazione di interessi è "popolo". L'affermarsi di un concetto di "sovranità popolare" inteso come la gente ha sempre ragione. L'assegnazione del ruolo alla Magistratura di vigilante e castigatore dei "cattivi" per definizione. La licenza, di "popolo" data alla Magistratura di stilare e aggiornare via via l'elenco dei buoni e dei cattivi. La riduzione dei partiti politici al ruolo di ultras delle opposte Curve giudiziarie, il bisogno di legalità trasformato e coltivato come azione e sentimento tifoso...E, ultimo ma non ultimo, la legittimazione e l'affermarsi dentro la Magistratura dei suddetti effetti collaterali.
La lettera di Tiziano Renzi - Tiziano Renzi papà di Matteo Renzi nel 2017 scrive e forse nemmeno invia una lettera, un testo scritto. Testo che finisce agli atti del processo per bancarotta. Di questo testo nulla si legge fino a ieri. Poi il testo compare e campeggia sui giornali cui in qualche modo è arrivato. C'è chi titola: "Papà Renzi: Boschi, Bonifazi...una Banda Bassotti". E il titolo finisce lì. Quindi un lettore comprende e recepisce che papà Renzi metteva in guardia il figlio dalla banda di ladri dei suoi più stretti collaboratori. L'effetto, voluto o no, è quello di corredare e rafforzare l'immagine di Renzi Matteo e dintorni come habitat del malaffare, non è stato appena chiesto il rinvio a giudizio per finanziamenti?
Un lettore deve applicarsi un po' per sapere che la lettera ha tutt'altro senso. Papà Renzi si lamenta di essere considerato dal figlio meno di quanto questi non faccia con le persone con cui lavora. La Banda Bassotti nella lettera di Tiziano Renzi a Matteo Renzi quel che ruba è l'attenzione e la fiducia del figlio. Tiziano Renzi non denuncia un bel nulla nella lettera, chiama solo il figlio a dargli più credito. Dopo che il figlio lo aveva invitato ad esporsi meno in quanto, inevitabilmente, padre di Matteo Renzi uomo pubblico. La lettera quello che è stato più volte battezzato come circuito mediatico la sbandiera come una prova o quasi, una comunicazione interna di malaffare tra sodali. Nulla di tutto questo c'è nella lettera davvero, ma va così e l'andar così è una delle scorie indomabile del decadere di Mani Pulite.
Stizza giudiziaria? - Circuito mediatico, in realtà il nome di battesimo è circuito mediatico-giudiziario. Alla stampa gli atti giudiziari arrivano, poi la stampa ci fa come sa e vuole. Ma arrivano e non possono che arrivare dal mondo della giustizia, Procure, avvocati, inquirenti...Ci vuole un pizzico di malignità e un cucchiaino di dietrologia nel veder comparire questa lettera cinque anni dopo la sua stesura e di fatto all'indomani della sfida che Renzi ha lanciato ai magistrati che lo indagano, prospettando niente meno che denunciarli a sua volta e immaginare quindi che farla uscire sia stata un voluto dispetto. Però questa miserella storia di una miserella lettera che non dice quel che le vien fatto dire è, anche fosse per puro caso, il piccolo e triste regalo di compleanno ai 30 anni di Mani Pulite.