di Vincenzo Vitale

 

Certo, capisco che Matteo Renzi possa non stare molto simpatico a tanti: per supponenza, per spregiudicatezza, per loquacità, per eccesso di sperimentazione politica. Tuttavia, nello scontro che lo mette di fronte a tre pubblici ministeri fiorentini che lo accusano di vari reati – sui quali non intendo prendere posizione – va riconosciuto che una qualche ragione pare averla, anche se non di immediata percepibilità.

Qui non si tratta evidentemente di riprendere le accusemosse da Renzi e di censire, perciò, le responsabilità dei singoli magistrati che ne hanno chiesto il rinvio a giudizio, in tema di molestie sessuali o di coinvolgimento nel suicidio o nella defenestrazione di David Rossi, il capo ufficio comunicazioni del Monte dei Paschi. Si tratta, invece, di comprendere come, indipendentemente da quelle critiche mosse ai tre pubblici ministeri, per ragioni facilmente comprensibili, solo chi non abbia violato delle regole è legittimato a perseguire altri – in questo caso Renzi – accusandolo di un qualche illecito. Insomma, non occorre visitare la celebre pagina evangelica per ricordare che soltanto chi sia senza peccato è legittimato a scagliare la prima pietra.

Orbene, pare che i tre pubblici ministeri abbiano proceduto a effettuare delle intercettazioni che coinvolgevano Renzi, ma senza aver precedentemente chiesto la specifica autorizzazione alla Camera di appartenenza, cioè al Senato. Se ciò fosse vero – e Renzi lo giura – allora è evidente che sarebbe stata commessa una violazione grave almeno quanto quelle contestate a lui medesimo. Si consideri anche che già tale vicenda è stata portata all’esame della competente Commissione del Senato, che ha votato nel senso richiesto da Renzi – in sede di conflitto di attribuzioni – in attesa che fra qualche tempo (probabilmente a marzo) si pronunci l’Aula. E allora perché tanti criticano Renzi? Cosa gli rimproverano in realtà?

Probabilmente qualcosa che molti pensano ma nessuno dice: e cioè il fatto che Renzi, una volta notificatagli la richiesta di rinvio a giudizio, invece di genuflettersi davanti alla Procura, manifestando immediatamente grande fiducia nel suo operato – come ritualmente accade da parte di quasi tutti – ha evitato di farlo, passando, lui accusato, ad accusare i suoi accusatori. Pazzia? No di certo. Irriverenza? Forse. Sicumera? Improbabile. Credo si tratti semplicemente di una feroce arrabbiatura che Renzi canalizza per via giudiziaria. Sono certo che se Renzi si fosse limitato a seguire il copione abituale – genuflessione pubblica davanti alla Procura, dichiarazione di incondizionata fiducia nell’operato della stessa, autosospensione da qualcosa (non saprei da cosa, ma l’importante è che lo si faccia) – allora tutti sarebbero tranquilli e sereni. Invece, credo che questa storia abbia poco di tranquillizzante: i prossimi mesi ce lo diranno.