Mario Draghi (foto depositphotos)

Volano gli stracci nella maggioranza di governo. E’ accaduto la scorsa notte, nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera dei Deputati riunite per l'esame delle modifiche al Dl Milleproroghe. L'esecutivo Draghi, infatti, è andato sotto per ben quattro volte ed in alcuni casi la coalizione si è letteralmente spaccata, come, ad esempio, sul tetto al contante: Lega e Forza Italia (che pure siedono assieme al governo) hanno votato in tandem con Fratelli d'Italia (unico partito di opposizione) ricompattando, di fatto, l’antica coalizione di centrodestra. Risultato: la soglia limite che dallo scorso primo gennaio era scesa a mille euro, è ora tornata, per un altro anno, a duemila euro. La modifica che sposta, di fatto, l'entrata in vigore del tetto più basso dal primo gennaio 2022 al primo gennaio 2023, è passata, secondo quanto viene riferito, per un solo voto e con il parere contrario del governo. "È una vittoria della Lega e del centrodestra: guardiamo ad esempi europei come la Germania. A Berlino non hanno limiti e vantano un'evasione inferiore a quella italiana" ha commentato, soddisfatto, il leader del Carroccio Matteo Salvini. E contro il parere del governo sono passati anche gli emendamenti che prevedono in via libera alle norme sulle graduatorie della scuola ed i test sugli animali. Ancora, durante l'esame delle modifiche al Dl Milleproroghe, l'esecutivo ha dato parere contrario anche all'emendamento che cancella l'articolo sull'Ex Ilva, che tuttavia, è stato approvato lo stesso. La norma originaria cambiava la destinazione di parte dei fondi Riva che ora tornano a poter essere utilizzati per le bonifiche nello stabilimento di Taranto. Infine, dopo la decisione della Consulta sugli otto referendum, Pd e la Lega sono stati “protagonisti” di un duro scontro anche sul tema della giustizia.