DI MATTEO FORCINITI

Perché nove persone - tutti rappresentanti dei cittadini italiani in Uruguay - sono disposti a farsi umiliare pubblicamente pur di eseguire gli ordini del loro capo? Alla fine di un’incredula e burrascosa seduta del Comites si resta davvero basiti per il livello di mortificazione in cui è stato trascinato l’organismo che dovrebbe rappresentare tutta la collettività e che invece preferisce scagliarsi contro la libertà di espressione esercitata da un giornale libero abituato a ricevere minacce senza mai abbassare la testa. 

Il teatro dell’assurdo è andato in scena  alla Casa degli Italiani di Montevideo: incredibilmente, il nuovo Comites guidato dal Aldo Lamorte (pardon l'Innominabile per ordine della Fiscalia...) ha votato a maggioranza (10 contro 7) un parere negativo ( ma ininfluente in quanto non vincolante... come prevede la legge sull' editoria) su Gente d’Italia, un modo per dire che questo giornale non esiste. Non si tratta di una vicenda autoreferenziale che raccontiamo solo perché ci riguarda in prima persona, è un qualcosa di molto più grave dato che tira in ballo il significato stesso della rappresentanza e allo stesso tempo minaccia la libertà di informazione, un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione tanto in Italia come in Uruguay. Vediamo perché.

Bastava solo leggere con attenzione che cosa dice la legge, poche e semplici righe per capire in base a che cosa il Comites è chiamato a dare un parere “non vincolante” che è stato sempre positivo in passato, per ben 24 anni.....E che chiede:  Il giornale è venduto nelle edicole? I contenuti sono scritti per più del 50% in lingua italiana? Il giornale circola e viene apprezzato dalla collettività italiana del paese? Sono queste le uniche tre domande che avrebbero dovuto motivare il voto dei consiglieri e che invece si è trasformato in una ricerca di punizione, un castigo. Lo hanno ammesso gli stessi esponenti della lista di maggioranza Maiu nel motivare il loro voto negativo parlando apertamente di “critiche alla linea editoriale portata avanti dal giornale”. 

Il diritto a esprimere delle critiche alla linea editoriale è ovviamente sacrosanto ma diventa inaccettabile in un contesto dove l’unico compito richiesto era quello di rispondere alle tre domande appena elencate. Insomma in Uruguay il giornale esiste sì o no? Viene o non viene distribuito con il quotidiano più diffuso El País? Con che coraggio una persona capace di intendere e di volere può affermare il contrario? E poi, cosa che è ancora più grave, come può un organismo eletto da una piccola minoranza cercare di imporre la linea editoriale a qualcuno?

Nel disperato tentativo di arrampicarsi sugli specchi, la lista Maiu ha offerto anche altri motivi per giustificare la sua posizione andando abbondantemente oltre quello che la legge gli attribuisce: sospetti sui numeri trovati nei bilanci (che evidentemente non hanno letto), mancanza di promozione alle attività promosse dall’Ambasciata (che crediamo se fosse vero sa benissimo difendersi da sola...) e il fastidio di pagare il giornale nelle edicole per leggere il cartaceo (dimenticando la parte gratuita del sito).

Patricia Bardini, Pascual Micucci, Antonela Conte, Mario Darino, Angelina Coronato, Eduardo Supparo, Roberto Mezzera, Maria Costanza Melloni, Silvana Goñi: questi i nomi dei consiglieri del gruppo Maiu che hanno perso la faccia obbedendo al diktat del leader maximo per cercare di tappare la bocca a uno dei pochi quotidiani italiani all’estero rimasti in circolazione.

Ad eccezione della consigliere Goñi, tutte queste persone negli ultimi anni hanno sfruttato il giornale per promuovere le attività delle loro associazioni che sono sempre state pubblicate: Figli della Toscana, Circolo Lucano, Associazione Abruzzese, Circolo Italiano della Costa de Oro, Coro Gioia, Federazione Lucana dell’Uruguay, Associazione Emiliano Romagnoli, Ancri, Società Italiana di Salto. Per essere più chiari, ci sono 5 consiglieri (Bardini, Micucci, Conte, Darino e Coronato) che hanno proprio come si dice "la faccia come il..." . dato che sono apparsi come rappresentanti delle loro associazioni moltissime  volte su Gente d’Italia tanto nelle dichiarazioni come nelle immagini. Ieri apparivano sorridenti nelle foto, adesso sostengono che quel giornale che gli ha concesso gratuitamente ampio spazio non esiste.

Lamorte, Bardini, Darino e Micucci sono addirittura recidivi dato che pure lo scorso anno votarono negativamente anche se -per fortuna- come lista di minoranza senza incidere sul risultato.

Un atroce dubbio rimane in questa vicenda paradossale che ha visto al momento il silenzio dell’Ambasciata: questi consiglieri del Comites capiscono la lingua italiana e cosa dice la legge oppure hanno solo obbedito agli ordini arrivati dall’alto? Hanno votato per falsità o per ignoranza? Entrambe le ipotesi sono drammatiche perché umiliano il loro ruolo come eletti per rappresentare i cittadini.

L'Editore di Gente d'Italia ha deciso di denunciare i 10 per falso, penalmente e anche civilmente con una corposa richiesta di danni ai singoli perché stanno diffamando il lavoro dei giornalisti e delle maestranze e soprattutto perché stanno discreditando una testata giornalistica da 24 anni nelle edicole premiata anche dal Capo dello Stato proprio qui a Montevideo per il lavoro svolto nel Paese e nelle comunità del mondo.