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di Katia Bassi

Il futuro guarda sempre più all’elettrico e le imprese hanno già attaccato la spina. Con l’intelligenza artificiale, la blockchain, la guida autonoma, il settore dell’automotive sta vivendo un periodo di profonda trasformazione dovuta alle sfide che abbiamo davanti come la decarbonizzazione e la digitalizzazione. La pandemia da Covid-19 ha dato una forte spinta a questo processo, portando le aziende a doversi reinventare e ad implementare strategie efficaci per restare competitive sul mercato. Lo dimostrano i dati diffusi da Motus-E: a gennaio 2022 le auto con ricarica o PEV (le Plug-in Electric Vehicle, somma di BEV e PHEV) hanno registrato un incremento superiore al 47% rispetto a quelle vendute nello stesso mese nel 2021. Le auto BEV (auto elettriche a batteria) crescono del +46% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, registrando un totale di 3.651 unità, mentre le PHEV (ibride plug-in) aumentano del +49%, con 5.572 unità vendute.

Di fronte a un incremento così importante, sarà fondamentale che l’intera filiera si attivi per reclutare giovani talenti. Tuttavia, l’attuale divario tra competenze specifiche richieste dal settore e quelle possedute dai lavoratori e dai neolaureati sta creando alcune difficoltà. Secondo l’ultimo report Istat, nella seconda metà del 2021, oltre il 9% delle imprese ha incrementato il numero dei propri dipendenti, mentre il 12% sta ancora assumendo. La peculiarità di questo trend sta nel fatto che quasi i due terzi di queste realtà hanno difficoltà a trovare risorse con le competenze necessarie. Questo è ancora più vero quando si tratta del settore automotive e soprattutto nelle discipline scientifico-tecnologiche. Infatti, lo sviluppo delle vetture elettriche richiede, specialisti di software, di sicurezza informatica e di materiali innovativi, oltre a una profonda conoscenza delle infrastrutture di ricarica delle stesse.

Le nuove auto saranno caratterizzate da una maggiore complessità digitale e legata alla domotica: alle classiche figure professionali del comparto automobilistico se ne stanno affiancando delle altre con particolari competenze IT, le quali però, a causa del gap tra domanda e offerta, non sono sempre facili da reclutare. In tal senso, sempre di più gli ingegneri di domani dovranno sviluppare un sapere integrato e trasversale fra numerose e diverse skills, tra cui anche quelle digitali. Se da un lato, dunque, è necessario redigere un’offerta formativa in grado di rispondere alla nuova forza lavoro, dall’altro lato è fondamentale che le imprese investano in politiche di upskilling e reskilling. Non solo, la sinergia tra università, politecnici, centri di ricerca e aziende rappresenta un forte strumento per coinvolgere i giovani all'interno delle realtà aziendali in modo da innovare la filiera, favorendo quello scambio di competenze necessario tra il management di oggi e quello di domani.

La transizione digitale, infatti, non solo ridefinisce le arene competitive, concedendo ai player tradizionali nuove possibilità, ma richiede anche conoscenze multidisciplinari. Puntare sui giovani talenti e sulla loro formazione in azienda sembra essere la risposta per affrontare questa nuova sfida. In termini di formazione, vista la nuova natura internazionale delle organizzazioni e la nascita di joint venture a livello globale, il multiculturalismo acquisirà sempre più rilevanza su tutti i fronti. Le aziende devono tenere conto di questo fenomeno e sono chiamate a fare dello sviluppo interculturale il proprio centro attrattivo per essere pronte e agili sul mercato.

Noi, come Silk-FAW utilizziamo il linguaggio universale della conoscenza, valorizzando i migliori talenti e mettendo in campo progetti che possano formare professionalità in grado di affrontare questi cambiamenti. Il progetto “Officina dei Talenti”, in accordo con alcune tra le più prestigiose università italiane ed estere, ha proprio lo scopo di trasferire conoscenze ai giovani, mettendo a disposizione una borsa di studio triennale per 200 studenti in attività post dottorato.