di Stefano Casini

Forse non tutti lo sanno, ma il Canto degli Italiani, è un canto del Risorgimento che fu scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro nell’anno 1847. É  una delle composizioni musicali più famose nel nostro paese e nel mondo. Ma non tutti ricordano la sua storia. 

Il testo dell’inno fu scritto da un genovese di nome Goffredo Mameli, che all’epoca, era un giovane studenteFu nel 1847 e si rifiutó di adattarlo a musiche esistenti. Fu cosí che, nel novembre dello stesso anno,  lo mandó al compositore Michele Novaro, giovane con lo stesso spirito repubblicano e giacobino. Mameli si ispiró sull’inno nazionale francese, La Marsigliese e da quello greco. 

Al principio presentava, come primo verso della prima strofa, un ispirato “Evviva l’Italia”, sostituito poi dal definitivo “Fratelli d’Italia”, su suggerimento dello stesso Novaro che, dopo, creó il famoso SI alla fine del ritornello cantanto dopo l’ultima strofa.

Il Canto degli Italiani fu eseguito, per la prima volta, il 10 dicembre 1847 a Genova, in occasione della commemorazione della rivolta del quartiere Portoria contro gli occupanti asburgici, durante la guerra di successione austriaca. Quando le autorità si resero conto che l’Inno era stato composto da autori repubblicani, venne proibito dalla casa reale e poi anche da quella austriaca. Interpretarla fu ben presto un reato politico fino alla Prima guerra mondiale.

Il Canto divenne per tutto il periodo risorgimentale, uno dei più eseguiti non solo dalla popolazione, ma anche dai soldati durante  i moti e nelle guerre d’indipendenza. Dopo l’unità d’Italia ebbe un successo straordinario facendolo diventare l’Inno del nuovo Stato. In ogni caso, perché ancora esisteva la Monarchia e a causa degli ideali repubblicani, fu malvisto dalla casa sabauda, che scelse la Marcia Reale come inno nazionale nel 1861.

Per diversi anni rimase comunque uno dei canti del Risorgimento preferiti dal popolo italiano, fino alla Prima guerra mondiale, quando venne sostituito da altri canti più bellici.

Cosí fu anche durante il ventennio fascista, quando s’imposero canti che inneggiavano alle imprese mussoliniane, come “Faccetta Nera”. Fu dopo l’armistizio dell’8 settembre che tornò effettivamente a risuonare con insistenza, specialmente negli ambienti antifascisti, insieme a canti come “Fischia il vento” o “Bella Ciao”. Alla fine della II Guerra Mondiale ci fu un dibattito per cui l’inno avrebbe dovuto essere definitivamente adottato dallo Stato italiano. Al principio, “Il Canto degli Italiani” si impose temporalmente sul “Va pensiero” di Giuseppe Verdi, poi “Il piave Mormorava” e l’Inno di Garibaldi.

Come tutti sanno, il nostro Inno, fu manipolato e poco riconosciuto. Ci volle il Presidente Pertini che, negli ‘80, “quasi” obbligó la nostra Nazionale a cantare l’Inno e vincemmo il Mondiale del 1982!

Il dibattito continuó per anni  su quale fosse il miglior inno nazionale per la Repubblica italiana. In realtá, il dibattito, dal punto di vista legale e ufficiale, finí 5 anni fa, nel 2017, dopo Settanta anni di storia repubblicana ed è stato riconosciuto, definitivamente,  come inno nazionale anche in sede legislativa.