Il 25 febbraio 2020 il Tribunale di Roma ha accolto la richiesta di riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis di alcuni cittadini brasiliani rigettando l'eccezione ministeriale della cosiddetta "Grande Naturalizzazione".  Secondo l'interpretazione di una circolare emanata dal Ministero dell'Interno con la Grande naturalizzazione brasiliana sarebbe stato introdotto un meccanismo di rinuncia automatica di cittadinanza per tutti i cittadini stranieri residenti in Brasile alla data del 15 novembre 1889. Si tratta di una evidente forzatura della realtà storica e fattuale, con un chiaro intento di introdurre in maniera impropria limitazioni e restrizioni all'attuale legge della cittadinanza scavalcando il potere del legislatore italiano, unico legittimato a intervenire in una materia così complessa e delicata. 

Il Tribunale di Roma, con sentenza del 25 febbraio 2020, ha così confermato l'orientamento della Corte di Cassazione di Napoli del 1907, secondo la quale si può perdere la cittadinanza italiana solo con un atto volontario ed esplicito, non per il mancato esercizio della rinuncia alla cittadinanza brasiliana. 

In attesa che si pronunci in maniera definitiva la Corte di Cassazione si stanno moltiplicando a dismisura gli appelli in Tribunale fondati sulla suddetta circolare ministeriale, che quasi sicuramente saranno rigettati alla luce della giurisprudenza consolidata in materia e della prossima sentenza della Cassazione. 

Saggezza vorrebbe che la stessa Avvocatura dello Stato disincentivasse il ricorso a tali appelli, al fine di evitare un danno erariale cospicuo e oggi imponderabile. 

La materia in questione è ancora una volta soggetta a interpretazioni soggettive o a ricostruzioni storiche che poco hanno a che vedere con lo spirito della legge, oltre ad essere per niente rispettose del ruolo del Parlamento come unico organismo titolato a intervenire e legiferare. 

Ringrazio tutti i rappresentanti della collettività per avermi sollecitato in tal senso nel corso dei miei recenti incontri a seguito della mia proclamazione al Senato; procederò come ho ritenuto opportuno a interpellare il Ministro dell'Interno su questa recente vicenda, che fino ad oggi ha avuto solo lo scopo di aggiungere ulteriore confusione e allarmismo riguardo al riconoscimento di un diritto costituzionale e sulle relative procedure amministrative.