Gli arresti dei componenti l'associazione criminale di narcotrafficanti a Milano sono stati eseguiti lo scorso 23 febbraio ma la notizia è rimasta segreta per cinque giorni. È stata diffusa dalla Procura di Milano solo il 28 febbraio. Una circostanza incredibile e gravissima per un paese democratico. Si tratta di una delle conseguenze della applicazione del "decreto Cartabia" e delle norme che demandano al solo procuratore capo la decisione su quali informazioni diffondere alla stampa. E su quando. Quello di Milano non è l'unico caso. A Napoli si è fatto anche peggio. La Procura ha deciso di mantenere segreto addirittura un omicidio avvenuto all'interno di un appartamento di periferia. La notizia è stata resa nota con un comunicato stampa solo dieci giorni dopo il fatto e solo dopo che il fermo del colpevole era stato convalidato dal gip.

Un caso che ha fatto andare su tutte le furie il Sindacato dei giornalisti della Campania e poi anche quello nazionale. Il decreto legislativo che porta il nome del ministro della Giustizia Cartabia è entrato in vigore il 14 dicembre 2021 e in teoria servirebbe a recepire una direttiva europea del 2016 in materia di rispetto della presunzione di innocenza e della privacy delle persone sottoposte ad indagini. Ma secondo il sindacato dei giornalisti, e anche secondo l'autorevole giudizio di molti magistrati, tra cui alcuni capi delle Procure, la legge italiana si è spinta molto oltre. In particolare prevedendo che solo il Procuratore capo possa dare notizie alla stampa, solo con comunicati o conferenze stampa e solo quando vi sia un interesse pubblico e, per di più, con atto motivato.

Dura la presa di posizione del Gruppo Cronisti lombardi: "Dobbiamo sottolineare come la restrizione in capo a pochi soggetti di cosa sia possibile raccontare rischia di determinare una selezione a monte delle notizie, cioè che vengano fatte filtrare solo quelle favorevoli o di interesse agli organi inquirenti, producendo così una distorsione della narrazione del Paese". Per il sindacato giornalisti della Campania "l'accentramento nelle mani del Procuratore può determinare il controllo sull'informazione giudiziaria con gravi conseguenze sulla libertà di stampa". Mentre per la Federazione nazionale della stampa c'è il sospetto che "il recepimento della direttiva sia diventato il pretesto per impedire la diffusione di notizie e, quindi, per negare il diritto dei cittadini ad essere informati".

Alcuni esempi? Il capo della Procura di Paola ha ritenuto che non fosse rilevante per l'interesse pubblico la notizia dell'arresto del presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, che è trapelata solo da fonti investigative romane. Mentre da diverse Procure è partito l'ordine a carabinieri e polizia di non diffondere più nomi e cognomi delle persone arrestate. Col risultato che le persone scompaiono dalla vita pubblica ma nessuno può informarsi su cosa gli sia successo e perché. Una sorta di "desaparecidos" in salsa italiana.