DI MARCO FERRARI

 

In Portogallo si chiama inquietudini, in Brasile si legge saudade. Nessuno come Antonio Tabucchi (Pisa, 24 settembre 1943 — Lisbona, 25 marzo 2012) ha restituito dignità moderna a questo stato d’animo che deriva dalla antica cultura lusitana sparsa nel suo impero. Una visione più atlantica che mediterranea di una cultura che solo negli ultimi decenni, dalla rivoluzione del Garofani del 1974, si è completamente integrata nel contesto europeo. A dieci anni dalla scomparsa dello scrittore pisano escono libri e resoconti di viaggio, si tengono convegni e intere trasmissioni televisive a lui dedicate. Non a caso Antonio Tabucchi riposa a Lisbona, poco distante dalla tomba di Fernando Pessoa, l’artista lusitano che lo scrittore di Vecchiano ha contribuito a rilanciare e definirne l’opera. Ventenne, negli anni Sessanta, scoprì a Parigi un volume firmato Álvaro de Campos, uno degli eteronimi di Pessoa, che comincerà a studiare facendone pian piano l'interesse centrale di tutta una vita di studioso.  Fu il primo a dare organicità agli scritti di Pessoa, visto che l’autore portoghese si esprimeva attraverso i famosi eteronimi, assumendo la personalità di altri autori con nomi inventati, quattro per la precisione, comprendono un narratore, un poeta e un filosofo. Con María José de Lancastre, divenuta sua moglie, ha tradotto in italiano molte opere di Pessoa, scritto saggi e persino una commedia su questo autore del ''Libro dell'inquietudine'', capace di moltiplicarsi diversi “sé stesso”. Così l’editore Sellerio, che lo lanciò nell’olimpo della letteratura italiana, ha pubblicato per l‘anniversario il volume “Di viaggi e di sogni” che contiene “Donna di Porto Pim” e “Notturno indiano” (239 pagine, 10 euro). Le opere di Tabucchi hanno avuto uno straordinario successo, tanto è vero che sono state tradotte in 40 lingue. A farne un autore internazionale è stato il suo “Sostiene Pereira”, diventato poi film di Roberto Faenza con un eccezionale interpretazione di Marcello Mastroianni, che narra le vicissitudini di un timido e anziano giornalista, emarginato dal regime di Lisbona, ma che alla fine trova il coraggio liberatorio partendo da una piccola notizia che riesce, al limite dell’inganno, a far pubblicare sulle pagine culturali del quotidiano presso cui lavora. Peraltro, Tabucchi è stato il primo scrittore ad affrontare quel lungo tunnel oscuro che è stato il potere di Antonio Salazar, la più longeva dittatura d’Europa, durata quasi mezzo secolo. Qualche critico, acutamente, ha collegato al termine “saudade” anche il disegno intimo di un futuro. Lo stesso Tabucchi ha voluto precisare che la traduzione più consona è la parola dantesca “desio”. Nel libro edito da Sellerio, Tabucchi racconta i suoi innumerevoli viaggi, usati non per vagabondare ma per conoscere gli altri, per guardare ed esaminare il mondo con gli occhi del prossimo, sempre guidato da un’inestinguibile curiosità esistenziale. E questo in vari continenti, anche quelli più lontani. Gli intrecci letterari rimandano ai famosi “prologhi” di Borges. Nel libro “Donna di Porto Pim” siamo in un paesaggio marino dominato dalle balene azzurre. La chiave di volta nel suo modo di fare letteratura di finzione è la scelta della strada dell’immaginabile come letterariamente reale. Secondo Tabucchi è necessario “escludere ciò che è realmente accaduto come qualcosa di cui è impossibile garantire la veridicità”. Da qui la scelta del sogno, dell’inquietudine, dal reale che diventa fantastico, come per i due scrittori preferiti, Stevenson e Conrad. Più che i viaggi in Tabucchi gli itinerari si trasformano in “una metaforica circumnavigazione attorno a me stesso”. L’anniversario è stata l’occasione anche per riscoprire il Tabucchi politico, editorialista di Repubblica e dell’Unità. “Dopo Pasolini, Tabucchi è stato infatti l'ultimo scrittore a tirare il potere per la giacca, e a pagare per averlo fatto” ha scritto Andrea Bajani, che a lui ha dedicato il libro ''Mi riconosci'', edito nel 2013 da Feltrinelli, un dialogo intenso su un'amicizia nel comune amore per la letteratura. Ci sono poi Paolo Di Paolo, Ugo Riccarelli, Romana Petri, oltre a Dacia Maraini, che lo ricordano e ne parlano in ''Una giornata con Tabucchi'' edito da Cavallo di Ferro poco dopo la sua morte. Altra occasione per parlare di lui il libro ''Storie che accadono'' di Roberto Ferrucci (People, pp. 176, 16 euro) che nell'ultima parte lo ricorda assieme a Del Giudice, le due persone, divenute amici, cui deve la sua passione e la sua vocazione letteraria. ''La vita imperfetta'' è la ristampa di una lunga intervista del 2011 a Tabucchi di Marco Alloni (Aliberti, pp. 110, 140 euro). Il Tabucchi politico iniziò giovanissimo difendendo i rom a Firenze, denunciando la malasanità, poi si batté come ''un moschettiere'' (la definizione è di Stefano Benni) contro il governo Berlusconi e il suo degrado morale e politico, con pubbliche prese di posizione che gli costarono attacchi aspri in quegli anni, che lui definiva una ''emergenza democratica''. Dal 2018 tutti i suoi scritti si trovano raccolti in ''Opere'', due volumi dei Meridiani Mondadori a cura di Paolo Mauri. Da allora sono stati pubblicati vari altri libri di racconti, di viaggio, di rivisitazioni narrative dell'arte, che sono sempre occasioni anche per riflessioni intellettuali sulla società, la vita, il ruolo dell'artista: ''Per me essere impegnati significa prima di tutto essere impegnati con se stessi, il che significa essere sinceri'' usava dire, in un'epoca che costringe a riflettere sul tempo, quello personale e interiore e quello di un presente che deve dare senso al futuro.