Roberto Mancini (foto: @m.iacobucci.tiscali.it - Depositphotos)

Barricata dietro le porte chiuse di Coverciano. Bocche cucite e niente conferenze stampa. Sette calciatori (l'ultimo della lista è Luiz Felipe) hanno lasciato il ritiro e fatto ritorno a casa. Spifferi social soffiano in pasto alla Rete parole scontate. Il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, prova a incoraggiare Roberto Mancini a non lasciarsi prendere dalla delusione e dallo scoramento, chiedendogli di restare alla guida della Nazionale. In questo clima di incertezza (lo stesso ct non ha ancora sciolto la riserva sul futuro) e da quasi rompete le righe l'Italia ha preparato la trasferta in Turchia. A Konya domani sera (ore 20:45) andrà in campo per onor di firma e perché anche una vittoria in una partita senza appeal può tornare utile per non perdere terreno nel Ranking. Quale squadra andrà in campo? Sarà già una formazione del tutto rivoluzionata e con lo sguardo rivolto al futuro oppure "Mancio" si arrangerà con quel che gli resta tra le mani al netto di assenze e addii anticipati dopo la disfatta contro la Macedonia del Nord? E soprattutto il commissario tecnico avrà ancora voglia di guardare un po' di più al di là dell'impegno di stasera? A giugno c'è una finalissima – sempre a Wembley, ironia della sorte – che attende gli Azzurri: la sfida con l'Argentina campione del mondo per una sorta di Supercoppa internazionale. Difficile, azzardato, quasi impossibile dire adesso come e con chi ci arriverà l'Italia, tanto in rosa quanto in panchina, dopo la figuraccia con i macedoni.