Le banche internazionali rifiutano a Mosca il pagamento in rubli di bond denominati in dollari, in quella che è uno schiaffo pesante per il Cremlino. La bocciatura spinge infatti la Russia verso il suo primo default dal 1998, dato quasi per scontato - con il 99% di chance - dall'andamento dei credit default swap.

Mosca è stata costretta a pagare con la sua valuta nazionale le cedole da 594,8 milioni di euro su eurobond con scadenza al 2022 e 2024 dopo che il Tesoro americano ha deciso di non consentire l'accesso ai dollari parcheggiati dal governo russo nelle banche statunitensi. Una decisione che ha spinto le istituzioni finanziarie internazionali a rifiutarsi di gestire ed elaborare il pagamento da 649,2 milioni di dollari alla scadenza del 4 aprile e il successivo passo della Russia di provvedere in rubli. Secondo fonti finanziarie il pagamento nella valuta russa è stato però rifiutato. Il contratto originario del bond prevede il pagamento in dollari e, quindi, effettuarlo in un'altra moneta potrebbe rappresentare una violazione e un mancato rispetto degli obblighi. Nonostante la scadenza sia stata superata, la Russia ha comunque un periodo di grazia di 30 giorni per far fronte al suo impegno. Un arco temporale che non sembra agitare il Cremlino, convinto che il pagamento effettuato in rubli lo sollevi da ogni rischio. "Consideriamo rispettati in pieno i nostri impegni", afferma il ministero delle Finanze russo, sottolineando di essere stato "costretto a coinvolgere un'istituzione finanziaria russa per effettuare i necessari pagamenti in seguito alle azioni non amichevoli del Tesoro americano". I pagamenti effettuati in rubli - è la tesi di Mosca - potranno essere convertiti in dollari "una volta che la Federazione Russa potrà accedere ai suoi conti esteri". Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, usa toni più ben duri e accusa il Tesoro americano e di voler spingere la Russia verso un "default artificiale. Abbiamo tutte le risorse necessarie per onorare il nostro debito". Poi aggiunge: "come sapete un significativo ammontare delle nostre riserve è congelato e fino a quando i trasferimenti di fondi resteranno bloccati pagheremo in rubli. In altre parole non ci sono le basi per un reale default".

Un default russo avrebbe probabilmente un impatto globale limitato, secondo quanto dichiarato dal Fondo Monetario Internazionale nelle scorse settimane. A pesare sull'economia mondiale sono la guerra e l'effetto delle sanzioni che - è l'allarme lanciato dal segretario al Tesoro americano Janet Yellen - potrebbero avere "ripercussioni enormi". Ma nonostante gli elevati costi previsti, Yellen assicura che gli Stati Uniti intendono andare avanti sulla strada delle sanzioni contro la Russia. Dicendosi "preoccupata" dalla crisi dei rifugiati ucraini, il segretario americano riferisce di aver parlato con i suoi colleghi in Indonesia - presidente di turno del G20 - e di averli messi in guardia sul fatto che gli Stati Uniti non intendono partecipare agli incontri del G20 in cui partecipa la Russia. Anche se le conseguenze di un default russo sarebbero sulla carta limitate, solo la possibilità che possa verificarsi agita le borse mondiali già preoccupate dal prolungarsi del conflitto, dalle sanzioni e dall'atteso rallentamento dell'economia. Le piazze finanziarie europee chiudono tutte in rosso, con Milano che perde il 2,06%, In territorio negativo anche Wall Street, dove a pesare è la Fed falco intenzionata ad accelerare sui rialzi dei tassi di interesse per contrastare l'inflazione e ad avviare un processo "veloce" di riduzione del bilancio già in maggio.