Immagine d'archivio (Depositphotos)

La guerra in Ucraina è entrata, ieri, nel suo quarantottesimo giorno. Appare ormai chiaro il disegno strategico delle forze armate russe sempre più intenzionate a concentrare il grosso dello sforzo bellico sul fronte sud est del Paese. Si combatte dunque duramente nel Donbass ed a Mariupol, città ormai simbolo di questo conflitto e dove la resistenza ucraina sembra essere giunta agli sgoccioli, anche se i soldati di Kiev non mollano.

Il sindaco della cittadina ucraina Vadym Boichenko ha denunciato in tv (lo riferisce il Guardian) che finora in città "sono morti oltre 20mila civili". Secondo l'Unicef, sono 4,8 milioni i bambini ucraini sfollati dall'inizio delle ostilità (circa i due terzi). Sempre a Mariupol, secondo le autorità nazionali, colpi di un tank russo si sarebbero abbattuti contro il centro della Caritas provocando la morte di 7 persone. Tutto questo mentre ancora a Mariupol e sempre secondo quanto denunciato dalle autorità di Kiev, sarebbe stato compiuto un attacco chimico con bombe al fosforo. "Non possiamo fornire informazioni più dettagliate" sulla natura degli ordigni. "Ma abbiamo la conferma dai militari che è avvenuto", ha detto il vicesindaco Serghei Orlov, citato dall’agenzia Uniani. La Russia ha tuttavia negato questa circostanza.