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No, non piace proprio il Def presentato dal governo ai sindacati e agli industriali. Vigorosi gli appunti mossi al documento economico da parte di Cgil, Cisl e Uil. “Per il 2022 il Def prevede una crescita tendenziale pari al 2,9 partendo dall'ipotesi di una contrazione del Pil nel primo trimestre (-0,5%) e da una ripresa successiva e, soprattutto, dal trascinamento del 2,3% derivante dalla crescita del 2021. Ma in un contesto caratterizzato da ampia incertezza, la previsione è molto fragile, perché anche il secondo trimestre dell'anno si preannuncia negativo”.

E' quanto ha detto il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, in audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato. “Non meno fragile - ha aggiunto - la previsione programmatica che, in seguito agli interventi a nostro parere ancora inadeguati del governo pari a 5 miliardi, dovrebbe portare la crescita del Pil 2022 al 3,1%”. Il Def contiene anche alcuni “scenari alternativi più pessimistici” in cui si prefigura un blocco dell'importazione del gas dalla Russia, ha aggiunto Ganga. Per il segretario confederale della Cis, è “necessario rafforzare il modello contrattuale e ridefinire il concetto di inflazione importata” per tutelare i salari. In commissione ha parlato anche Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, il quale ha chiesto di sfruttare meglio le risorse che ci sono: “Serve una risposta più robusta, di sistema e soprattutto duratura”.

In merito alla guerra in Ucraina, ha aggiunto che “un’eventuale soluzione ravvicinata del conflitto avrebbe l’effetto di attenuare gli impatti, ma non di azzerarli. Ed è per questo che continuiamo a ritenere insufficiente l’approccio di brevissimo periodo sinora seguito dal governo”. Dalle audizioni sono emerse due visioni opposte tra industriali e sindacati su un’ipotesi di reperire più risorse ricorrendo a uno scostamento di bilancio. Per Confindustria “può essere un problema. Bisogna prima vedere quelle che sono le risorse che già oggi abbiamo a disposizione: in una fase come questa pensare di fare nuovo debito, con i tassi in crescita, potrebbe essere un problema” ha argomentato Bonomi. Dalle stime stesse del Def su entrate tributarie e contributi sociali “lo Stato già oggi dice che nel 2022 incasserà nel 2022 38 miliardi in più”, e si possono liberare ulteriori risorse rivedendo la spesa pubblica. Anche su una delle principali priorità del pressing degli industriali, quella per un taglio del cuneo contributivo-fiscale di una certa importanza, con un costo tra 16 e 18 miliardi, “credo - dice il presidente Carlo Bonomi - che ci sia tutta la possibilità di farlo senza scostamenti di bilancio”. La Cgil, invece, ritiene che le risorse in campo “non siano assolutamente sufficienti per rispondere all’emergenza sociale e ha evidenziato: “Questa è la ragione per cui chiediamo che si preveda un nuovo scostamento di bilancio”.