di Lucio Fero

Un video fatto ovviamente per essere visto: una bambina, 12 anni, una bambina del Donbass. Che con rispetto, devozione, riconoscenza parla a Putin. E racconta, accenna, evoca la sua vita infelice e pericolosa per anni, fino a che a liberarla dalla paura e dalla minaccia incombenti non sono arrivati gli uomini in armi di Putin, i liberatori e i protettori russi. E quindi l'orgoglio mostrato, esibito dalla bambina per essere russa, cosa altro se no? Poi Putin in persona che paterno carezza con parole la bambina e ammonisce il resto del mondo, vedi alla voce Sarmat, il missile intercontinentale che, parola di Putin "deve far riflettere" chi non sta con la Russia.

Le immagini e il mezzo televisivo usate per una propaganda di Stato e di guerra, l'uso di una bambina a materializzare coinvolgimento emotivo, la narrazione epica del grande papà buono di tutti i russi che finalmente ma decisamente bastona i cattivi e dà gioia e sicurezza alla bambina. Niente che non sia nei canoni della propaganda, niente di eccessivamente spregiudicato, niente di scandaloso, niente di nuovo nell'uso dei bambini nei manifesti di guerra, niente o ben poco di vero come è ovvio in questo tipo di prodotti della comunicazione/mobilitazione bellico-nazionalista-identitaria. Roba di guerra insomma e alla guerra, ovviamente, partecipa anche la tv russa e per la guerra ovviamente la Russia usa anche il mezzo tv.

Di tutto forse no, ma di più certo sì: la Rai della Berlinguer fa di più di quanto non faccia il video russo. Lì il colloquio affettuoso tra il grande leader e la piccola bambina. Allestito, preparato. Ma in fondo plausibile. Certo una sceneggiatura di propaganda nel video russo, ma una sceneggiatura del possibile. Un possibile di propaganda e mobilitazione, ma un possibile di questo mondo. Nella Rai della Berlinguer invece il plausibile è un limite ampiamente ignoto, un bagaglio e un peso di cui ci si è liberati, nella Rai della Berlinguer il professor Orsini pivot culturale di Cartabianca può dire delle "mamme di Mariupol che gli scrivono".

Caro prof Orsini, vorremmo arrenderci, gli faccia smettere di mandare le armi cattive...

Difficile, vertiginosamente difficile tradurre in immagine l'informazione fornita dal prof. Orsini. Cantina di palazzo a Mariupol, alla fioca luce e scosse le pareti dalle bombe (ma bombardano davvero i russi?) mamme (al plurale, mica una) si interrogano con ansia e angoscia su quale sia la prima e miglior cosa da fare per salvare i bambini. Fuggire, nascondersi, implorare pietà, combattere? Con l'ultima batteria dell'ultimo computer una mamma scrive ad Orsini, le altre lo imitano. Chi a Mariupol in queste settimane non ha visto Cartabianca, chi a Mariupol in queste settimane non ha ascoltato Bianca Berlinguer e il prof Orsini e non ha percepito lì, nel professore e nella Rai della Berlinguer, una possibilità, un'ancora di salvezza? Le vediamo, par di vederle queste mamme di Mariupol raccolte a crocchia umana mentre scrivono ad Orsini, una mail, dieci mail, cento mail...E cosa gli scrivono? Gli scrivono: Orsini pensaci tu, digli a Biden, Draghi, Macron, a Parigi, Londra, alla Ue, all'Australia, al Canada...diglielo tu che smettano di mandare le armi cattive agli ucraini. Noi lo sappiamo, caro professore, che sotto dittatura in fondo si può vivere felici. Quindi meglio russi che morti. Firmato mamme di Mariupol.

Ci vuole fantasia, coraggio e impavido disprezzo del plausibile per mettere in piedi una sceneggiatura così e poi mandarla in onda. Non è propaganda, neanche del pacifismo o neanche del neutralismo. Non è neanche fiction, è fantasy puro le mamme di Mariupol che scrivono ad Orsini perché interceda a fermare e armi inviate ai loro uomini...Fantasy in sollucchero di se stessa, fantasy che si rimira allo specchio e si piace, quanto si piace. Lo sceneggiatore di fantasy pro domo sua (en passant ma come effetto collaterale e comunque non voluto anche un po' pro Putin) ha trovato un produttore, la Rai. E un promoter, anzi una regista che fa del fantasy una serie settimanale.

Prof Orsini sceneggia, come e più dell'altro sceneggiatore caro alla regista, il Corona della montagna. E quindi dalla Rai della Berlinguer apprendiamo cose che il video di Putin e la bambina neanche si sogna, apprendiamo delle mamme di Mariupol che scrivono supplici e fiduciose nel prof Orsini...Regia di Bianca Berlinguer, succede come effetto ovvio e neanche tanto collaterale del confondere una giornalista Rai con autorevole fonte di giudizio e pensiero. Succede, come effetto ovvio e neanche tanto collaterale del confondere la professionalità di chi allestisce e conduce uno show con il saper di storia, cultura, valori, libri, umani. Succede quando si confonde il "diciamolo strano" con la libertà d'opinione.