Fontana Plaza Matriz Montevideo - Juan Ferrari

di Matteo Forciniti

Gaetano Gallino, Eduardo de Martino, Baldassarre Verazzi e poi ancora José Livi e Juan Ferrari. Sono davvero tanti i personaggi da citare quando si parla dell'influenza degli artisti italiani nell'Uruguay del XIX secolo il cui ruolo è stato fondamentale per lo sviluppo e la consolidazione di un movimento locale.

Questo periodo è stato accuratamente descritto dal professor Ernesto Beretta in una conferenza  ospitata recentemente al Mumi (il Museo de las Migraciones di Montevideo) e promossa dall'Associazione Marchigiani in Uruguay in occasione del seminario che ha accompagnato la conclusione della mostra "Oltre i confini, experiencias migrantes italianas" organizzato insieme all'Ambasciata italiana.

"Negli anni tra il 1830 e il 1888  tantissimi pittori, scultori e architetti si stabilirono nel Río della Plata per motivi politici, economici o anche per spirito di avventura generando un'intensa attività tra le città di Buenos Aires e Montevideo" racconta a Gente d'Italia Beretta, docente di storia dell'arte e ricercatore presso l'Udelar, l'Università della Repubblica dell'Uruguay.

Erano anni di grande effervescenza quelli che si vivevano allora in un Sud America che "vedeva sorgere le prime repubbliche indipendenti viste da alcuni artisti come la terra promessa dove poter venire a dare un contributo". 

Ad aprire l'elenco degli artisti italiani protagonisti abbiamo innanzitutto Gaetano Gallino, pittore genovese ricordato per alcuni ritratti di Anita e Giuseppe Garibaldi. Gallino era un mazziniano della Giovine Italia e in Uruguay si unì alle truppe garibaldine della Legione italiana che parteciparono alla guerra civile. A lui è stata attribuita la celebre camicia rossa usata dai legionari e lo stesso emblema della Legione che consisteva in un drappo nero con un vulcano (il Vesuvio) in eruzione al centro.

Gaetano Gallino

 

Il pittore napoletano Eduardo de Martino si dedicò prevalentemente alle rappresentazioni di navi e battaglie di diverse Marine militari nel mondo. In Uruguay -dove collaborò con Juan Manuel Blanes soprannominato il "pittore della patria"- rimase per un breve periodo nel 1868 primi di stabilirsi in Brasile e poi successivamente in Inghilterra. Alcuni suoi dipinti sono conservati attualmente all'interno del Museo Nacional de Artes Visuales (Mnav) a Montevideo.

Eduardo de Martino

Per Baldassarre Verazzi Montevideo fu invece un rifugio tranquillo dopo le vicissitudini vissute a Buenos Aires. Nato sul lato piemontese del Lago Maggiore e famoso per aver dipinto le Cinque Giornate, Verazzi si fermò in Uruguay tra il 1862 e il 1866 dopo una serie di aspre polemiche in Argentina che continuò ad alimentare anche dall'altra sponda del Río della Plata: nella sua opera più importante realizzata qui -gli affreschi della Rotonda del Cimitero Centrale- lasciò scritto in italiano un durissimo messaggio contro il presidente argentino.

Baldassare Verazzi

Restando nel Cimitero Centrale di Montevideo c'è un altro artista italiano che ha lasciato un'impronta molto importante: è lo scultore José Livi di Carrara. A Montevideo arrivò intorno agli anni quaranta dell'ottocento lavorando come intagliatore di marmo e pietra. Oltre alla bellissima scultura del cimitero ribattezzata "La Pietà" a Livi si deve il celebre "Monumento a la Libertad" che si trova nella centrala Plaza Cagancha.

Allo sviluppo della scultura nazionale diede il suo grande contributo anche il milanese Juan Ferrari che dopo aver partecipato alla spedizione dei Mille con Garibaldi decise di stabilirsi in Uruguay. Tra le sue opere più importanti abbiamo la prima versione della fontana della Plaza Matriz nella Ciudad Vieja di Montevideo, poi la Pirámide a la Paz de Abril nella città di San José e il monumento all'indipendenza di Florida. Suo figlio Juan Manuel Ferrari continuò la gloriosa tradizione familiare della scultura.

"Alcuni di questi artisti italiani fecero un breve ma significativo passaggio in Uruguay, altri decisero di stabilirsi definitivamente nel nuovo paese formando una famiglia. Molti di loro avevano idee liberali e nazionaliste e attraverso la propria arte volevano indirizzare messaggi dal forte contenuto politico" spiega in conclusione il professor Beretta. "Ciò che è certo è che queste persone sono state fondamentale per lo sviluppo di un movimento artistico locale per una nazione appena nata. Oggi, purtroppo, l'Uruguay sembra aver dimenticato la memoria di questi artisti fondatori perché nel corso del XX secolo si è sviluppata una correte artistica autonoma e si è smesso di guardare all'Europa -a Roma e a Firenze- come punto di riferimento. Recuperare e riscattare la memoria di questi artisti oggi sarebbe più che opportuno".