Paolo Sorrentino (Depositphotos)

Quel profumo di Oscar rimastogli addosso nonostante la mancata vittoria, facevano di Paolo Sorrentino e del suo È stata la mano di Dio, il grande favorito. Pronostico rispettato. Sorrentino conquista i David più importanti, quello per il "Miglior film" e per la "Migliore regia". Cinque David in tutto, tra i quali ancora il "David Giovani", il David alla "Migliore attrice non protagonista", Teresa Saponangelo, alla sua prima candidatura nel ruolo della mamma. A Freaks Out di Gabriele Mainetti, sei David, tra cui quello per il migliore produttore e le migliori acconciature.

Silvio Orlando si aggiudica il David come "Miglior attore protagonista" per Ariaferma di Leonardo Di Costanzo, mentre "Migliore attrice protagonista" è Swamy Rotolo per A Chiara di Jonas Carpignano. Al figlio e nipote d'arte, Eduardo Scarpetta, il David come "Migliore attore non protagonista" per Qui rido io, di Mario Martone, sull'Eduardo Scarpetta attore comico vissuto a Napoli tra fine Ottocento e inizi Novecento. David per la "Migliore canzone originale" (del film Diabolik) a Manuel Agnelli. David speciali a Sabrina Ferilli e a un commosso Antonio Capuano e alla carriera alla sempre brillantissima Giovanna Ralli.

Per Sorrentino il film più personale, quello in cui ha saputo ricostruire con tocco lieve, la dolorosa perdita dei genitori, omaggio affettuoso e commovente a chi gli ha regalato un'infanzia gioiosa e alla sua città, Napoli, di cui esalta la bellezza con sequenze travolgenti.

Festa per il cinema italiano con la proclamazione dei vincitori della 67esima edizione dei "Premi David di Donatello". Dopo oltre vent'anni la cerimonia è tornata a Cinecittà, nel luogo simbolo del cinema italiano. Trasmessa in diretta da Raiuno, condotta per la settima volta da Carlo Conti, ieri sera affiancato da Drusilla Foer, ha visto sfilare su un tappeto rosso lungo 150 metri i candidati delle varie categorie. Tutti finalmente presenti, dopo due anni di Covid e di restrizioni.

Due anni difficili, come ha ricordato Piera Detassis, presidente e direttore artistico dei David, ma durante i quali la produzione non si è mai fermata e il cinema italiano ha dimostrato nuova forza e vitalità, puntando anche su generi finora poco frequentati, come il fantasy, vedi Freaks Out, racconto tra storia e fantasia di uno scalcinato circo nella Roma occupata della Seconda guerra mondiale, o il fumetto, con il Diabolik dei fratelli Marco e Antonio Manetti, già al lavoro sul seguito.  Mentre Tornatore e Marco Bellocchio hanno regalato a un documentario, rispettivamente con il vincitore del David Ennio, intenso ritratto del grande Ennio Morricone, e con Marx può aspettare, dedicato al fratello, il loro tocco d'autore.

Ma accanto a nomi già noti e affermati, il Premio David di Donatello, un po' specchio della realtà del cinema italiano, accende i riflettori anche su nuovi talenti. In particolare tra le attrici e gli attori, tra i quali molti alla loro prima candidatura, come il giovanissimo Filippo Scotti o Eduardo Scarpetta, come Miriam Leone o Aurora Giovinazzo.