Sono passati più di 10 giorni da quando Putin si è fatto riprendere e inquadrare mentre ordina al suo ministro della Difesa di lasciar perdere l’acciaieria Azovstal che tanto quelli lì dentro potevano solo arrendersi o morire, questione di ore. Sono passate settimane dalla prima volta che Putin a Mosca e i suoi generali in loco hanno annunciato: Mariupol è nostra, tutta. Sono passati quasi due mesi e mezzo da quando l’Armata di invasione russa cerca sul campo una vittoria netta che è una. Senza trovarla, men che mai alla acciaieria Azovstal.

Solo due giorni al 9 maggio, la data simbolica in cui Putin doveva stringere in pugno e mostrare in piazza una vittoria. Non l’Ucraina tutta che la sua Armata non ce l’ha fatta. Non la testa di Zelensky che i suoi parà non l’hanno presa. Non il governo di Kiev che i suoi bombardamenti non hanno abbattuto. Non Odessa che è ancora in mani ucraine. Non tutto il Donbass dove i suoi carri avanzano con lentezza. Non Kharkhiv che pure è a 5o km dal confine russo. Men che mai la resa dell’esercito ucraino.

Ma almeno l’Azovstal…La tana del battaglione Azov, la tana dei “nazionalisti”, almeno quella doveva essere un trofeo da mostrare nel giorno della Vittoria che i russi vanno a celebrare per il 77° anniversario della vittoria appunto in quella che chiamano la “grande guerra patriottica”, la seconda guerra mondiale. Contro la Azovstal ha mandato i ceceni incursori e assaltatori per settimane, Azovstal non è caduta. Da giorni martella, letteralmente demolisce gli 11 km quadrati della Azovstal con bombardamenti anti bunker, Azovstal non è caduta. E tra solo tre giorni è il 9 maggio.

Nelle guerre e intorno ad esse si creano i miti e gli umani e le nazioni di miti hanno bisogno, non di rado i miti animano i combattenti e li armano, non solo di determinazione. I miti degli eroi che si sacrificano e non si arrendono, che resistono fino all’ultimo all’attacco di forze soverchianti, che prolungano la resistenza oltre ogni tempo che l’assediante può tollerare…questi diventano i miti fondanti che danno ad una parte combattente la certezza di essere dalla parte giusta della storia. In una guerra questo conta quanto e più di avere o no la disponibilità di un sistema d’arma. La battaglia persa ma combattuta fino all’ultimo uomo è il mito fondante della giusta vittoria che verrà nella guerra: Termopili, Alamo…Se alla Azovstal alla data del 9 maggio ci saranno ancora combattenti ucraini che sparano, resistono, muoiono in combattimento l’Ucraina avrà la sua Alamo e Putin avrà da bombardare inespugnabile e invulnerabile mito.