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di Anonimo Napoletano

Centosessantuno anni dopo l'unità d'Italia, il paese resta ancora profondamente diviso in un Centro-Nord ricco e un Meridione dove sopravvivere è sempre più difficile. Nonostante un secolo e mezzo di chiacchiere, dibattiti, leggi speciali e, da ultimo, un fiume di fondi europei, l'economia nel Sud d'Italia va sempre peggio, tanto che le regioni meridionali non sono più soltanto il fanalino di coda del “Bel Paese”, ma ormai di tutta Europa.

La fotografia impietosa è stata scattata pochi giorni fa da Eurostat, l'agenzia di statistica dell'Unione europea, e si riferisce al 2021. I dati raccontano di quattro regioni del Sud, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, che sono le ultime di tutto il Vecchio Continente per tasso di occupazione. Al pari solo della Guyana francese, che però si trova in Sud America e se compare nella classifica dell'Unione europea è solo perché è un territorio d'oltremare della Francia.

Sono dati che avrebbero meritato un serio approfondimento da parte di economisti e sociologi, un certo clamore da parte dei mass media, un dibattito politico in Parlamento. Nulla di tutto questo. Sono numeri passati sotto silenzio. L'opinione pubblica e il mondo politico sono ormai assuefatti a ad una situazione che appare incancrenita. Vale la pena guardare le nude cifre per comprendere il fenomeno.

In Europa il tasso medio di occupazione, vale a dire il numero di persone cha lavora sul totale della popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni di età, è pari al 68,4%. Trattandosi di una media, questo numero tiene conto anche dei livelli bassissimi delle regioni del Mezzogiorno. Il tasso medio di tutta l'Italia è invece del 58,2%. Più basso della media europea ma non così disastroso, se si considera che ci sono paesi con un tasso medio di occupazione ancora peggiore, come la Grecia.

Ma la caratteristica italiana è nel divario che si registra da zona a zona del Paese, che non ha uguali in Europa e forse in nessuna altra nazione del mondo. Per esempio, la provincia autonoma di Bolzano ha una occupazione del 70,7%, ben superiore alla media europea. Mentre la regione a statuto speciale della Sicilia ha appena il 41,1%, il valore più basso di tutto il continente. E non è un esempio isolato. La Campania è al 41,3%, la Calabria si ferma al 42% di occupati mentre la Puglia è al 46,7%, ed è la quartultima di tutta l'Unione. Anzi, no. Dimenticavamo la Guyana francese, la piccola regione sudamericana con il 41,4% di occupazione fa peggio di Puglia e Calabria, ma meglio di Sicilia e Campania.

Il drammatico divario tra zone del Paese si evidenzia anche se si aggregano i dati a livello di macro-regioni. Il Nord-Ovest ha un tasso di occupazione del 65,9% e il Nord-Est del 67,2%, molto vicini alla media Ue, mentre il Sud arranca con oltre 20 punti di occupazione in meno (45,2%). Tanto per farsi un'idea di come queste disparità regionali siano peculiari dell'Italia, basta guardare i dati della Grecia, che complessivamente ha un tasso di occupazione peggiore dell'Italia (57,2% contro il nostro 58,2%), ma nella patria delle arti classiche e della filosofia la regione che sta messa peggio, Iperios, ha comunque un tasso di occupazione del 50,7%, più alto di quello della migliore regione meridionale.

Non parliamo poi delle regioni che in Europa hanno le migliori performance: in Finlandia, per esempio, ci sono posti come l'Aland dove ha un lavoro l'84,2% della popolazione tra i 15 e i 64 anni. Vette irraggiungibili nel Bel Paese. Si dirà: trattandosi di un dato calcolato sulla popolazione generale, forse al Sud ci sono molti studenti o invalidi o gente che non può lavorare. Sbagliato. Per comprenderlo bisogna analizzare un altro dato, il tasso di disoccupazione, che non è esattamente l'inverso del tasso di occupazione.

In statistica si intende per tasso di disoccupazione la percentuale di coloro che cercano lavoro sul totale della forza lavoro (dove, nella forza lavoro, non sono compresi studenti, casalinghe, invalidi, inabili o semplicemente gente che se ne sta a casa per i fatti suoi). Ebbene anche questo valore vede le regioni del Sud fanalino di coda in Europa. Campania e Sicilia sono anche qui agli ultimi posti dell'intera Ue, con una persona su cinque disoccupata nel 2021. Il tasso di disoccupazione per le persone di età compresa tra i 15 e i 74 anni è infatti del 19% nelle due regioni italiane. Ed il dato è persino peggiorato rispetto ad un anno prima, il 2020, quando era del 18%.

Per capire la gravità del dato basti pensare che la media europea della disoccupazione è attestata al 7%. All'opposto, le regioni italiane con i tassi di disoccupazione più bassi sono state nel 2021 la Provincia autonoma di Bolzano (4%), il Veneto e la Provincia autonoma di Trento (entrambe al 5%). Ci sarebbe da che far riflettere politici ed economisti. Se solo ne avessero voglia.