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Oggi il mondo celebra la Giornata dell’Ambiente, ricorrenza istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1972, a memoria della Conferenza di Stoccolma sull'Ambiente Umano nel corso della quale nacque il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP, United Nations Environment Programme).

Come cinquant'anni fa lo slogan è #OnlyOneEarth, un’occasione per ricordarci quanto sia essenziale preservare l'ambiente, il nostro ecosistema naturale, promuovendo modelli di sviluppo sostenibile.

Un ambiente sempre più impoverito, esaurito, sfruttato, maltrattato: risultato di decenni di modelli che ne hanno accelerato la produttività a discapito delle salute globale, frutto di politiche miopi, animate dalla competizione e figlie di saperi frammentati.

Abbiamo capito quanto parlare del cambiamento climatico, della inesorabile perdita di biodiversità, dell’acidificazione dei nostri mari, di l'inaridimento dei nostri suoli, del bisogno di implementare pratiche agricole rigenerative non ci abbia evitato gli effetti collaterali innescati dalla pandemia, della crisi sociale ed economica ad essa legata, dalla guerra in Ucraina.

Ora che il pericolo di una crisi alimentare globale è più che mai reale, e il sistema globale della produzione del cibo si è inceppato con già sette Paesi (Yemen, Somalia, Nigeria, Burkina Faso, Sud Sudan, Afghanistan e Repubblica Democratica del Congo) nell'incubo della carestia, ora che il sistema è al collasso e la nostra società sta comprendendo, sulla propria pelle, che le risorse stanno esaurendo e cominciano a scarseggiare beni alimentari principali come il grano, è giunta l’ora di agire concretamente e collettivamente, attraverso politiche ambiziose, multilaterali, multilivello, che sappiano ascoltare davvero le esigenze dei cittadini e del pianeta.

“RegenerAction”, il summit organizzato a Pollica (Sa) - Comunità Emblematica Unesco della Dieta Mediterranea - in occasione della EU Agrifood Week promossa dal Future Food Institute e dalla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, è nato con questi obiettivi: facilitare collisioni, ascoltare, connettere, co-progettare e agire partendo dai territori e dalle aree marginali.

“RegenerAction” ha posto proprio l’attenzione sulla necessità di *agire,* partendo dalle misure messe in campo dall’Europa e dalla valorizzare delle risorse dormienti. Non a caso nasce in Cilento, una delle aree italiane più ricche di potenziale, ma ancora fortemente sottovalutate, dove nei secoli si sono consolidate pratiche agricole rigenerative che hanno reso quel territorio unico al modo per la ricchezza di Biodiversità oggi protette dal Parco Nazionale del Cilento, ma anche eccellenza dell’agroindustria che hanno trasformato la Piana del Sele in uno dei poli più importanti d’Europa per la produzione di rucola e ortaggi a foglia per la IV gamma. Un luogo simbolico dove si sono incontrati tanti stakeholder, visibili ed invisibili, diretti ed indiretti, locali ed internazionali legati al cibo. In una Regione, la Campania, che presto vedrà l’Università Federico II di Napoli, capitanare l’HUB Nazionale Agritech inserito nel quadro di interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; una Regione nota per la sua lunga tradizione unita alla capacità di innovazione del sistema agricolo. Un momento prezioso in cui le rappresentanze europee hanno ascoltato, prima che discusso e condiviso, visioni e prospettive, perché la vera politica è quella che si fa insieme e la prima forma di partnership è quella che si sviluppa a livello locale, come ha ricordato Vito Borrelli, Vicedirettore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea.

Così questioni come sicurezza alimentare, stabilità dei mercati agricoli e della produzione, resilienza, equità e sostenibilità sono stati il filo che ha connesso l’Europa, rappresentata dall’ Ambasciatore Antonio Parenti, con la comunità locale e le organizzazioni internazionali, gli attori delle filiere agri food, i giovani, il modo della scienza, le startup e le imprese coinvolte.

“Anche gli agricoltori e i cittadini devono partecipare a questa discussione. La Commissione è impegnata in un processo costruttivo e trasparente e se questo processo viene seguito, siamo pronti ad approvare rapidamente dei piani in modo che gli agricoltori sappiano esattamente come saranno sostenuti nei prossimi anni”, ha ricordato in questi giorni il Commissario Europeo per l’Agricoltura Wojciechowski.

Non possiamo pretendere di risolvere le sfide del nostro tempo, incluso il pericolo di una profonda crisi alimentare, senza politiche capaci di toccare il sistema alimentare integralmente: partendo dalle sue radici più profonde, suolo, acqua, biodiversità, foreste, mari, valorizzando le sue potenzialità, come il turismo di prossimità ed enogastronomico, lo sviluppo delle aree rurali marginali, la promozione di buona salute e nutrimento, il rilancio di economie, incluso il digitale, ed imprese. Perché “una buona alimentazione è un investimento per lo sviluppo fisico ma anche per lo sviluppo aziendale” ha ricordato Gerda Verburg, Coordinatrice del Movimento Scaling Up Nutrition (SUN) ed ex assistente del Segretario generale delle Nazioni Unite. Politiche che per essere implementate in modo efficace hanno bisogno di ascoltare e coinvolgere attivamente agricoltori, allevatori, pescatori, scienziati, produttori, donne, giovani, studenti, startup, filiere, sindaci e istituzioni locali.

Queste sono le connessioni di cui abbiamo bisogno oggi per ritornare a rendere la politica portavoce fedele dei bisogni locali, collisioni che alimentano soluzioni reali, ecologiche e collettive.

“Dobbiamo tenere aperti questi varchi di collaborazione e amicizia, di azione comune e non cedere all’idea che il mondo ripieghi nella logica dei conflitti, dei confini” è stato il messaggio di Maurizio Martina, vicedirettore generale della FAO.

Perché se lo stato dell’ambiente in cui viviamo rispecchia fedelmente lo stato della nostra società globale, allora rigenerare il Pianeta, incluso il sistema agro-alimentare, è affare di tutti.