di Adalgisa Marrocco

Un uomo neozelandese è diventato la prima persona al mondo sottoposta all'editing del DNA per ridurre il colesterolo nel sangue. La procedura, che fa parte di una sperimentazione clinica autorizzata alla società di biotecnologia statunitense Verve Therapeutics, prevede l'iniezione di un farmaco progettato per disattivare il gene PCSK9, che ha un ruolo chiave nell'ipercolesterolemia. Secondo la biotech, questa modifica dovrebbe essere sufficiente per abbassare permanentemente i livelli di LDL, il "colesterolo cattivo", responsabile dell'ostruzione e dell'indurimento delle arterie. Sekar Kathiresan, amministratore delegato e cofondatore della biotech, ha paragonato l'approccio alla "chirurgia senza bisturi".
La notizia della sperimentazione arriva mentre sono trascorsi ormai dieci anni dalla nascita del sistema CRISPR, che consente di modificare in modo rapido ed economico una precisa regione del DNA. Finora il metodo - si legge sulla rivista del MIT (Massachusetts Institute of Technology) - "è stato testato solo su persone affette da malattie rare come l'anemia falciforme e come parte di prove esplorative. Se la sperimentazione di Verve Therapeutics funzionasse, dimostrerebbe che è possibile un uso molto più ampio dell'editing genetico, anche per evitare patologie e condizioni comuni". Il volontario della Nuova Zelanda, infatti, presentava ipercolesterolemia ereditaria ed era già affetto da malattie cardiache, ma gli scienziati della biotech ritengono che la stessa tecnica potrebbe essere utilizzata su milioni di persone in via preventiva. In studi preclinici su primati, il trattamento di Verve ha abbassato i livelli di "colesterolo cattivo" del 60% e l'effetto è durato più di un anno.

"Tra le varie modifiche del genoma, questa potrebbe avere l'impatto più profondo per via del numero di persone che ne trarrebbero beneficio", afferma Eric Topol, cardiologo, genetista, fondatore e direttore dello Scripps Research Translational Institute. In tutto il mondo grandi fette della popolazione presentano livelli di LDL troppo elevati e troppe persone muoiono a causa di malattie cardiovascolari aterosclerotiche. In Italia, secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità, le patologie del cuore rappresentano ancora la principale causa di morte, essendo responsabili del 44% di tutti i decessi.

"Una dieta rigorosa può aiutare. Ma poche persone riescono a rispettarla. Poi ci sono le statine, un farmaco che può dimezzare l'LDL, ma alcuni pazienti non riescono a gestirne gli effetti collaterali o trovano difficile rispettare l'assunzione anche di una sola pillola al giorno", evidenzia la MIT Technology Review. Esistono poi alcuni nuovi farmaci biotecnologici che prevedono iniezioni due volte al mese, o anche solo due volte l'anno: si tratta di rimedi potenti, che però non sono ancora utilizzati su vasta scala. Per tutti questi motivi, secondo alcuni scienziati l'editing genetico potrebbe rappresentare una svolta: "Fatto una volta non bisogna più ripeterlo", afferma Eugene Braunwald, medico del Brigham & Women's Hospital di Boston e consulente di Verve Therapeutics. 

Ma non mancano le perplessità. Jennifer Anne Doudna, chimica e accademica statunitense che nel 2012 ha inventato il sistema CRISPR insieme alla collega Emmanuelle Charpentier, sostiene che l'editing genetico di base "funziona molto bene in contesti di ricerca e potrebbe essere adatto per distruggere i geni", al contrario potrebbe non essere abbastanza preciso per correggere le mutazioni, finendo per modificare anche altre lettere del DNA presenti attorno alla lettera che si intende modificare. "Ciò significa che si finirebbe per ottenere più modifiche di quelle volute", ha dichiarato la scienziata al Boston Globe. A tali obiezioni, gli sviluppatori della tecnologia replicano che le mutazioni "in eccesso", avvenendo in maniera dipendente dal frammento genetico che si vuole modificare, potrebbero essere predette e controllate.                                                   

Intanto la sperimentazione di Verve va avanti. In Nuova Zelanda, i medici sottoporranno al trattamento 40 persone con ipercolesterolemia familiare (FH), una malattia ereditaria in cui un'alterazione genetica provoca livelli estremamente elevati di colesterolo nel sangue. Gran parte dei pazienti affetti da questa condizione scoprono di avere un problema solo quando vengono colpiti da un infarto, spesso in giovane età.